CENTRO MIGRANTI PALAZZO: “PROBLEMI DI SICUREZZA INTERVIENE L’UNIONE EUROPEA”

Chiara la posizione della Commissione UE sul Centro di permanenza per rimpatri (Cpr) di Palazzo San Gervasio.

I problemi di gestione, sicurezza, procedure di rimpatrio e rispetto dei diritti umani nello stesso sono stati esaminati a seguito di un’interrogazione presentata dagli eurodeputati del M5S, Piernicola Pedicini, Laura Ferrara e Dario Tamburrano.

L’organismo esecutivo di Bruxelles ha fatto sapere che:

“Nel caso ci fossero prove concrete del mancato rispetto delle norme dell’Ue sul rimpatrio/allontanamento dei cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare, la Commissione sottoporrebbe la questione presso le autorità italiane, al fine di chiarire la situazione e adottare poi ulteriori provvedimenti che potrebbero essere opportuni in linea con il proprio ruolo di custode dei trattati.

La direttiva 2008/115/Ce sul rimpatrio degli immigrati irregolari stabilisce garanzie specifiche per la protezione dei diritti dei migranti durante l’intero processo di rimpatrio.

Le norme e procedure stabilite dalla direttiva rispettano i diritti fondamentali e il diritto internazionale, in particolare gli obblighi in materia di diritti umani e protezione dei rifugiati.

Nel 2016 la Commissione, insieme a un’équipe di esperti degli Stati membri, ha proceduto a valutare il sistema di rimpatrio in Italia nel quadro del meccanismo di valutazione del trattato di Schengen sul diritto alla libera circolazione delle persone nei paesi della Ue.

Nel 2017 il Consiglio dell’Unione europea ha adottato una decisione di esecuzione recante raccomandazione relativa alla correzione delle carenze individuate durante la valutazione.

Una delle raccomandazioni per l’Italia era migliorare le infrastrutture, i servizi e le condizioni di vita nei centri di trattenimento, in conformità con le norme di base”.

Nell’interrogazione, Pedicini, Ferrara e Tamburrano avevano anche chiesto di sapere se per il Cpr di Palazzo San Gervasio fossero stati utilizzati finanziamenti europei.

Su questo, la Commissione ha risposto dichiarando che:

“Secondo le informazioni a disposizione, il Centro di permanenza di Palazzo San Gervasio non ha ricevuto alcun sostegno finanziario nell’ambito del Fondo asilo, migrazione e integrazione 2014-2020 né del Fondo sicurezza interna 2014-2020 dell’Unione europea”.

L’interrogazione era stata presentata dopo che, il 23 Aprile scorso, alcuni parlamentari e consiglieri regionali del M5S della Basilicata si erano recati presso il Cpr di Palazzo San Gervasio per verificare le condizioni dei migranti ospitati e degli operatori che gestivano la struttura e la sicurezza.

La visita della delegazione del M5S era stata effettuata a seguito di una rivolta dei migranti, avvenuta il 9 Aprile scorso, culminata con la fuga di 22 migranti, poi rintracciati e riportati nel Centro dalle forze dell’ordine.

Sempre in merito a ciò, così ha commentato il senatore della Lega, Pasquale Pepe, le parole di ieri del Ministro dell’Interno Matteo Salvini in audizione dinnanzi alle Commissioni riunite Affari costituzionali di Camera e Senato:

“I Centri di permanenza per il rimpatrio, tra cui quello di Palazzo San Gervasio, saranno messi nelle condizioni di operare in condizioni ottimali.

Ho visitato più volte il CPR lucano e ho avuto modo di verificarne le condizioni operative e di riferirle in sede parlamentare, dove sono state tratte le dovute considerazioni.

Il Governo metterà a punto criteri più seri, rispetto al passato, per definire lo status di rifugiato.

Così si potrà stabilire inequivocabilmente chi potrà rimanere sul suolo italiano e chi dovrà essere rimpatriato.

Intanto, il CPR di Palazzo sarà reso più sicuro per i cittadini, dando maggiori strumenti di sorveglianza alle forze dell’ordine.

Entro la fine del 2018 verranno attivate le strutture di permanenza già predisposte a Macomer (Nuoro), Modena, Gradisca sull’Isonzo (Gorizia) e Milano, che andranno ad alleggerire la condizione del Centro di permanenza della Basilicata.

Inoltre, nel 2019 verranno creati nuovi CPR nelle Regioni che ne sono attualmente prive e il Ministero dell’Interno sta studiando le misure per ampliare la platea dei reati che saranno causa di espulsione”.