Melfi, metalmeccanici in sciopero: ecco i motivi

Moltissimi metalmeccanici del centro-sud Italia, aderenti alla Fismic-Confsal, hanno gremito ieri mattina la piazza Umberto I° di Melfi, dove si è concluso lo sciopero che lo stesso sindacato autonomo, insieme al Fali, ha indetto contro le politiche economiche del Governo.

In un comunicato, la Fismic-Confsal dichiara:

“Alta la partecipazione anche a Torino dove, invece, si sono ritrovati gli iscritti del nord Italia delle stesse organizzazioni sindacali.

Ad aprire la manifestazione di Melfi è stato il segretario della Fismic Basilicata Pasquale Capocasale che, dopo aver ringraziato tutti coloro che hanno permesso la buona riuscita della manifestazione comprese le forze dell’ordine, ha spiegato non solo come ‘lo sciopero odierno non è stato indetto contro il Governo, ma contro le politiche economiche adottate fin qui dall’esecutivo’, ma anche i motivi che hanno portato i metalmeccanici all’astensione dal lavoro”.

Ha affermato dal palco il segretario regionale della Fismic Basilicata:

“Le misure adottate finora dal Governo non ci soddisfano affatto.

Chiediamo, pertanto, con forza un cambio di marcia da parte dell’esecutivo e l’adozione di provvedimenti organici capaci di favorire gli investimenti, soprattutto nel Mezzogiorno, e di conseguenza la crescita sia in termini economici sia occupazionali”.

La manifestazione è proseguita poi con gli interventi della lavoratrice Eugenia Squadrillo, del delegato Rsa Aniello Pirozzi e del segretario nazionale Marco Roselli.

È toccato, infine, al segretario generale della confederazione Confsal Angelo Raffele Margiotta concludere l’evento:

“Se la manifestazione di oggi è riuscita, lo si deve certamente ai lavoratori, ma anche ai rappresentanti sindacali della Fismic-Confsal che godono, grazie al loro impegno e passione, di una grande credibilità tra la classe operaia”.

Poi un appello ai sindacali confederali che hanno deciso di manifestare, unitariamente, in un’altra piazza del Mezzogiorno:

“Sarebbe una buona cosa per il mondo del lavoro se loro frequentassero meno Confindustria e più Fismic e Confasal”.