MELFI: “IL NOSTRO PRONTO SOCCORSO IN AGONIA E LENTAMENTE STANNO UCCIDENDO TUTTO L’OSPEDALE!”, QUESTA L’ACCUSA DI…

Pubblichiamo di seguito la nota degli attivisti del Movimento 5 Stelle in merito alla situazione che sta riguardando il Pronto Soccorso di Melfi.

“Questa è una triste storia, la storia di un Ospedale che ha rinunciato (o che è stato messo nelle condizioni di rinunciare) alla propria vocazione di cura e assistenza al malato, anteponendo bilanci, numeri e costi al valore della persona.

L’esempio più efficace di questa degenerazione è rappresentato dal Pronto Soccorso di Melfi che, da fiore all’occhiello della struttura ospedaliera, si è trattenuto in funesto cipresso. A farne le spese siamo tutti noi in quanto potenziali pazienti, nonché l’ormai esasperato personale infermieristico, ossia quei soggetti a cui difficilmente si dà voce, coloro che patiscono senza mai essere interpellati.

La condizione babelica in cui versa i Pronto Soccorso (PS) di Melfi è stata determinata da una nota molteplicità di fattori, per cui i responsabili sono tanti; a emergere con nettezza, tuttavia, è la stretta connivenza esistente tra un certo potere politico (di non specchiata virtù) e una rampante “casta” medica.

Lo sanno bene gli infermieri del PS di Melfi, che guardano al proprio Ospedale come ad un corpo abbandonato ad una “lenta agonia” e costretto a uno “stillicidio continuo”. La percezione è che qualcuno stia, a poco a poco, smembrando questo corpo, privandolo prima delle parti “accessorie” e, poi, di quelle vitali. Non, dunque, una radicale amputazione, ma un graduale smantellamento.

Ed è così che, ad oggi, il PS di Melfi dispone di pochissimi infermieri, che osservano insostenibili turni di lavoro; l’Azienda, da mesi, non provvede a sostituire le assenze da gravidanza, da mobilità extra-regionale e da malattie lunghe, preferendo “tirare a campare” traslando infermieri da altri reparti.

Precarietà e carenza di personale concorrono a creare un clima di tensione, spesso esacerbato da episodi di mobbing e da insulti diretti agli infermieri: condizioni che, evidentemente, pregiudicano la qualità dell’assistenza offerta.

Sembra che l’Ospedale di Melfi non abbia i numeri (a quanto pare, essere persone non basta, bisogna essere in tanti, “fare numero”, tradursi in profitto), così, nonostante le formule edulcorate e le menzogne, molti reparti hanno subito forti ridimensionamenti.

È stato ridotto il numero dei posti letto in Medicina, per altri sevizi non è più prevista la reperibilità pomeridiana e notturna, il servizio psichiatrico è garantito solo fino alle ore 17, ma, a tutto ciò, è stato trovato un rimedio: l’Osservazione Breve Intensa (OBI). Questo tipo di trattamento è riservato a quei pazienti che non necessitano di un ricovero, ma che, ugualmente, non possono essere dimessi immediatamente.

Dunque, semplificando: il numero dei posti letto in Medicina è stato ridotto, di conseguenza, è aumentato il numero di pazienti trasferiti in OBI.

Qual è il folle paradosso? I posti in OBI sono solo quattro e, soprattutto, non esiste un infermiere addetto all’OBI. Dal momento che non esiste un infermiere che si dedichi a questo tipo di osservazione, è ancora una volta il già povero organico del PS a doversene farne carico. Quale garanzia, quindi, per il paziente? Quale professionalità può assicurare un infermiere costretto a lavorare nelle condizioni appena descritte? E soprattutto: chi trae vantaggio da questo stato di cose?

Eravamo stati rassicurati sul fatto che il ridimensionamento dell’Ospedale avrebbe comportato un miglioramento della qualità del servizio (poco, ma ben fatto); se queste sono le premesse, però, non ci resta che emulare il nostro Primo cittadino e affidare le nostre cure ad altre strutture ospedaliere fuori città.

Nel complice, indecoroso e totale silenzio politico, il PS di Melfi prova a sopravvivere, nonostante l’assenza di: un infermiere addetto OBI; una guardia giurata che garantisca la sicurezza del personale ospedaliero e dei pazienti stessi; un custode della camera mortuaria; un’accettazione ed un ingresso indipendente. Dal 5 Giugno, poi, mancano gli autisti per il trasferimento dei pazienti in altre strutture ospedaliere.

Gli infermieri dai superpoteri devono quindi adempiere il proprio ruolo di assistenza, vicariare le funzioni dell’inesistenza addetto all’OBI, ricorrere all’ausilio delle forze dell’ordine in casi di pericolo, fungere da centralino telefonico e mediazione tra i reparti dell’Ospedale, fornire informazioni ai pazienti e/o visitatori, non altrimenti guidati.

Questo è il caos che regna all’interno del PS di Melfi, eppure a fare più rumore è l’insopportabile silenzio politico in cui tutto ciò avviene. Uno smantellamento, quello del nosocomio di Melfi, autorizzato da forze politiche che, legittimo il sospetto, pare siano asservite agli interessi del capoluogo.

Il disegno sotteso è ormai chiaro: dequalificare la struttura ospedaliera di Melfi, così da ridurre ulteriormente i numeri e indurci, magari, ad auspicarne la chiusura.

Notevole è la perizia di questa Amministrazione e dei suoi padroni potentini, che, nel giro di pochi anni, sono riusciti a depotenziare e/o a sopprimere tutti i servizi primari rivolti alla cittadinanza. Dal Tribunale al Cimitero, passando per l’Ospedale, il destino della città sembra segnato.

La speranza è che gli abitanti di Melfi decidano di non stare a guardare e di cambiare il finale della storia”.