Venosa, Nasiri “disperato e affamato” in strada: ecco come si è conclusa la sua storia

Ieri vi abbiamo parlato del giovane ragazzo che, fino a qualche giorno fa, sostava davanti all’ospedale San Francesco di Venosa e pare dormisse per strada.

L’Avv. Arturo Covella dell’associazione “Venosa Pensa”, di comune accordo con l’assessore Carmela Sinisi, intervenuta sotto segnalazione, ha preso parte ad un incontro con il soggetto in questione.

Ecco la sua testimonianza a caldo, pubblicata in un post sui social:

“Il ragazzo, praticamente nudo (con una maglietta a maniche corte, un lenzuolo bianco sulle spalle, un pantalone corto, senza scarpe e con segni di escoriazioni sul corpo), sostava da ieri, 24 Ottobre, nei pressi dell’Ospedale di Venosa e aveva trascorso la notte all’aperto.

Con difficoltà, dopo aver superato la sua diffidenza e paura, abbiamo scoperto che si trattava di un cittadino afgano (che capiva la nostra lingua ma non la parlava), trattenuto presso il CPR di Palazzo San Gervasio per diversi mesi perché sprovvisto di documenti di soggiorno in Italia e, quindi, lasciato libero il 24 Ottobre, alle ore 12:15 circa, per decorrenza dei termini di ‘detenzione’.

In pratica, il ragazzo in questione, dopo essere stato fermato, identificato, privato della libertà personale per diversi mesi, è stato rimesso in libertà, ovvero è stato semplicemente abbandonato in mezzo alla strada con un ordine di lasciare il nostro Paese entro 7 giorni.

Una situazione assurda.

Una situazione che mostra, da un lato, come la propaganda sui rimpatri degli stranieri sia solamente ‘fumo’ che si vende per acquistare consenso elettorale, essendo incapace lo Stato italiano di procedere realmente ai rimpatri degli stranieri irregolari; dall’altro lato, la brutalità della legge che consente di abbandonare un cittadino in mezzo alla strada come se fosse un sacco di immondizia.

Sono veramente inorridito per quanto accaduto e mi pongo alcune domande:

  1. è civile uno Stato che tratta gli esseri umani in questa maniera?
  2. Lasciare un cittadino in evidenti difficoltà fisiche e mentali solo in un territorio a lui sconosciuto, non è forse un pericolo anche per la comunità?
  3. Che senso ha trattenere per mesi uno straniero in un CPR (spendendo denaro pubblico) se poi lo Stato non è in grado di effettuare i rimpatri
  4. Come può un cittadino senza neppure le scarpe ottemperare all’ordine di lasciare il nostro Paese a proprie spese?

Le contraddizioni della Legge italiana e di un sistema che non funziona.

Le contraddizioni della politica che diviene semplice propaganda invece di farsi arte della risoluzione dei problemi.

Possiamo continuare a gridare sui social e nelle televisioni slogan di ogni tipo, ma questi casi saranno sempre la realtà concreta con cui istituzioni, associazioni e cittadini dovranno scontrarsi e a cui dovranno cercare di offrire risposte.

Ringrazio per il loro intervento, per l’umanità e per la disponibilità, il corpo della Polizia Municipale di Venosa, l’Arci di Venosa nella persona di Andrea Griesi, la Caritas, il mediatore culturale, la Comunità degli Eremiti del Cerreto”.

Le stesso stesso sentimento di sdegno, misto a preoccupazione, pare trapelare dalle parole dell’assessore Sinisi, la quale in un altro post pubblico ha dichiarato:

“Oggi chiudo un giorno come tanti con una storia non come tante.

Questa mattina, raggiunta da una segnalazione, incontro un uomo disperato: afgano, nudo, affamato, terrorizzato, forse folle per la paura.

Bello, bello come il sole, come può essere un giovane di 23 anni.

Dopo il diffidente impatto iniziale, penso e ripenso al da farsi.

In compagnia di Arturo Arturo Raffaele Covella riusciamo a capire lo status.

Nasiri il suo cognome.

È stato appena messo fuori dal centro di Palazzo, decorsi i 180 gg come per legge.

Ma quale legge?

Quale stato?

Quale patria?

Un uomo nudo e affamato è messo fuori, il resto è cronaca, è dolore, è meschina storia di una civiltà tecnologica che fa feste milionarie per adolescenti incontentabili e lascia che un uomo stia fuori.

Fuori dal campo. Fuori da tutto.

Nasiri era scalzo e, guardando verso il cielo, ha detto ‘Allah mi porterà a casa’ e si è rimesso in cammino.

Chi lo fermerà? Lo stato? La polizia?

No, la legge lo vuole libero e in cammino.

Allah lo riporterà a casa!

Buona notte in un giorno di ordinaria…follia”.

È proprio dall’assessore Sinisi che ci arrivano ulteriori aggiornamenti sulla sorte di questa persona:

“Io e l’Avvocato Covella abbiamo accompagnato Nasiri in caserma, fornendogli dei beni di prima necessità: cibo, acqua, qualcosa da mettere addosso per ripararsi dal freddo.

Avevano davanti un cittadino libero che, in quanto tale, non poteva essere trattenuto indebitamente da noi.

Avremmo potuto farlo in caso di problemi di salute, ma i medici del C.P.R. di Palazzo San Gervasio (ho controllato personalmente tutta la documentazione) non hanno mai emesso certificati medici che ne accertassero un precario stato di salute.

Il ragazzo comunque si è mostrato molto disponibile e cordiale.

Siamo riusciti a contattate i suoi parenti a Parigi, i quali hanno affermato che gli avrebbero pagato le spese del viaggio, con imbarco a Roma e arrivo in Afghanistan”.

Di seguito due foto del giovane Nasiri.