Sindaco Valvano: “L’infrastruttura per fornire l’acqua potabile a Melfi e al Vulture è inadeguata”. I dettagli

Sull’emergenza acqua a Melfi e nel Vulture interviene, attraverso un comunicato ufficiale, il Sindaco del centro federiciano, Livio Valvano:

“Il paventato rischio di sospensione dell’acqua proprio nelle ore della Festa dell’Assunta, ieri a Melfi, è la goccia che fa traboccare il vaso.

Ma non il vaso vuoto di acqua, bensì quello della pazienza con cui in questi anni abbiamo atteso la soluzione al problema acqua che, invece, non arriva e sembra allontanarsi sempre di più.

L’infrastruttura per fornire l’acqua potabile a Melfi e al Vulture è del tutto inadeguata.

L’area del Vulture è forse l’unica a utilizzare come fonte primaria il SELE: non abbiamo a disposizione acqua Lucana.

Ma il problema non è questo.

Se i consumi in estate crescono e la fonte primaria si assottiglia, bisogna correre e adottare le correzioni necessarie, anziché continuare ad offendere l’intelligenza collettiva e a colpevolizzare il Comune di Melfi che utilizza l’acqua anche per irrigare il parco pubblico.

Il verde attrezzato è un patrimonio per la comunità melfitana che non può essere bruciato per l’incapacità manifesta di garantire l’erogazione di acqua all’intero Vulture.

I consumi per l’irrigazione non superano il 5% del fabbisogno complessivo, l’acqua utilizzata viene addebitata e pagata dal Comune di Melfi e comunque non risolverebbe il problema della carenza strutturale dovuta ad altre cause.

E’ stata sospesa da A.L. l’approvvigionamento di acqua da alcuni pozzi che, nelle sorgenti presenti a Melfi, pescano acqua con una presenza di arsenico naturale di pochissimo sopra la soglia di legge, limite che da pochi anni è stato ridotto a 10.

Il ridottissimo superamento, con il valore dell’arsenico a 11, massimo 13, da una parte giustifica la prudenza di Acquedotto Lucano di non utilizzare quei pozzi ma dall’altra impone la realizzazione di un impianto di depurazione per eliminare l’arsenico che Acquedotto avrebbe già dovuto realizzare.

Quei pozzi da soli risolverebbero il problema, cosa si aspetta a farlo?

Lo stesso dicasi per l’idea che ci è stata prospettata anni fa di utilizzare altra sorgente del territorio lucano: idea rimasta al momento nella penna di qualche stanza del palazzo potentino.

Nel frattempo si potrebbe realizzare la linea di collegamento tra il serbatoio di San Nicola di Melfi e il serbatoio dell’Incoronata, ma anche questa azione è ferma da qualche parte, nei progetti in qualche stanza della società pubblica lucana.

E’ difficile mantenere fiducia in una organizzazione che da 7 anni non è in grado di svolgere la gara per la realizzazione dei lavori di costruzione del nuovo impianto di depurazione di Melfi, impianto franato nel 2012.

L’opera totalmente finanziata all’epoca, con un finanziamento di 5 milioni, è bloccata insieme all’altro intervento per la realizzazione della rete fognaria delle frazioni di Melfi, i cui cittadini sono ancora oggi privi delle condizioni minime di civiltà.

Se Acquedotto Lucano non è in grado di esperire una procedura di gara in 7 anni, come potrà risultare affidabile per la gestione delle emergenze?

Lo abbiamo visto di recente, con l’incendio della cabina elettrica dell’impianto di Rionero, che serve l’Acqua a tutti i Comuni del Vulture.

E’ sorprendente e inquietante apprendere che, se si rompe l’impianto elettrico di sollevamento, non esiste un altro impianto di emergenza in grado di sopperire immediatamente per i 9 comuni del Vulture.

Sono tutti indizi che messi insieme descrivono la inadeguatezza a gestire una situazione diventata non più sopportabile per la popolazione di Melfi e dell’intera area nord della Basilicata, come affermato dai Sindaci del Vulture che si sono riuniti Lunedì 12 Agosto per chiedere l’intervento del Governo Regionale.

Se Acquedotto Lucano non è in grado di gestire il sistema è ora di gettare la spugna.

La situazione va affrontata e risolta subito, per evitare che nella prossima estate, quella del 2020, per sopperire alla carenza idrica del Vulture la popolazione si sposti sotto il palazzo di Acquedotto Lucano per fare provvista di acqua potabile”.