Melfi: l’Associazione Nitti in ricordo di Buozzi, sindacalista e deputato assassinato dai nazisti. Questa l’iniziativa

Così Stefano Rolando, presidente della Fondazione “Francesco Saverio Nitti” al termine del webinar su Bruno Buozzi, sindacalista, antifascista, deputato socialista, assassinato dai nazisti a Roma il 4 giugno del 1944, secondo appuntamento di “Radici morali”, ciclo di incontri dedicato a figure di italiane e di italiane che hanno avuto, nel corso del Novecento, un grande significato nella trasmissione di valori, principi ed esperienze che hanno permesso di difendere e rigenerare la nostra democrazia anche attorno a cause settoriali, a norme innovative, a battaglie di cambiamento:

Con l’incontro su Bruno Buozzi, grazie a Giorgio Benvenuto e al contributo degli studenti dell’Università della Basilicata, siamo riusciti a fare l’attualizzazione della Storia contemporanea in maniera accattivante entrando anche negli aspetti  più profondi di un eroe del Novecento italiano qual è stato Bruno Buozzi e di una qualità di una classe dirigente che aveva una grande idea di servizio verso il prossimo. Una grandissima lezione di fronte all’egocentrismo attuale che pure nasconde ancora generosità che vanno individuate avendo la cultura storica per farlo”.

Organizzato dall’Associazione “Francesco Saverio Nitti, con l’attivo patrocinio della omonima Fondazione, il ciclo di incontri rientra nei percorsi di eccellenza del Dipartimento di Scienze Umane dell’Università degli Studi della Basilicata.

Introdotto da Stefano Rolando, che tracciando il profilo di uno dei padri del sindacalismo italiano ha anche evidenziato i rapporti di Buozzi con Francesco Saverio Nitti e, in particolare, con il figlio Vincenzo.

Il dibattito è stato animato dalle domande di Lucia Massimino e Michele Barnabà, entrambi iscritti al corso di magistrale in Storia e civiltà europee dell’Università degli Studi della Basilicata.

ha affermato Giorgio Benvenuto, presidente della Fondazione “Bruno Buozzi“:

L’idea dell’associazione Nitti di costruire un percorso di conoscenza per le giovani generazioni alle quali dobbiamo affidare le chiavi del futuro.

È sicuramente uno degli strumenti culturali più importanti di cui disponiamo per mettere loro a disposizione un patrimonio di conoscenza che rischia realmente di finire nel dimenticatoio.

E gli studenti dell’Università della Basilicata, con la loro voglia di conoscere, confermano la giustezza di questa idea.

Nel caso di Bruno Buozzi, protagonista, non solo testimone, di un periodo buio dell’Italia del Novecento, possiamo trovare alcuni caratteristiche che il nostro tempo rischia di perdere.

Innanzitutto l’importanza della conoscenza, del sapere, della cultura: agli operai che cercava di tutelare in una Italia in cui si lavorava 12 ore al giorno, sabato compreso, diceva che bisognava resistere un’ora in più del padrone, ma che bisognava anche conoscere un libro in più del padrone.

Inoltre il pensare e il fare da vero riformista: lottare per trovare soluzioni possibili senza transigere sui principi.

Quando Mussolini gli offrì la possibilità di avere incarichi nel governo fascista, lui rispose che non avrebbe mai barattato la sua dignità in cambio di soluzioni personali; il suo destino era simile a quello di tanti italiani che erano stati privati della libertà e non sarebbe mai e poi mai stato possibile scendere a compromessi con chi quella libertà stava negando.

Da ultima l’opportunità di non escludere nessuno: quando Badoglio chiamò il socialista Buozzi per affidargli l’incarico di commissario delle ex corporazioni fasciste, lui rispose ponendo delle condizioni, una delle quali era di affidare le stesse responsabilità al comunista Di Vittorio e al democristiano Grandi.

L’Italia non sarebbe mai rinata senza la collaborazione tra le forze antifasciste sia in politica sia nel sindacato.

Se siamo oggi a parlare di lui, della sua vita, dei suoi insegnamenti, abbiamo la conferma che di quel filone che si rifà a Turati, Matteotti, Colorni e Buozzi, anche se in tanti casi drammaticamente sono stati tagliati i rami, le radici morali, come la Fondazione e l’associazione Nitti insegnano con questa iniziativa, sono ancora vive”.

Radici Morali” proseguirà il 30 gennaio 2021 con un incontro su Emilio Colombo. Relatore il prof. Donato Verrastro dell’Università della Basilicata.