OSPEDALE DI MELFI: DOPO UN CONSIGLIO COMUNALE ACCESO, ECCO COSA HA DICHIARATO IL PRESIDENTE PITTELLA

Quasi cinque ore di consiglio comunale a Melfi, un consiglio “straordinario” dedicato alla tanto dibattuta riforma del sistema sanitario regionale e, di conseguenza, al destino dell’Ospedale di Melfi.

Da diverso tempo le voci circa una sua chiusura o ridimensionamento si sono fatte più insistenti generando confusione e soprattutto confusione in seno alla comunità del Vulture-Melfese.

Ieri pomeriggio in un’aula consiliare gremita di persone, il Consiglio Comunale ha ospitato il presidente della regione Basilicata Marcello Pittella, alcuni consiglieri e assessori regionali, tra cui Francesco Pietrantuono, Aurelio Pace, Giannino Romaniello, il direttore generale dell’ASP Giovanni Bochicchio, il direttore del San Carlo di Potenza Rocco Maglietta, oltre agli assessori della giunta comunale e i consiglieri di Melfi.

Dinanzi al Comune un gruppo di attivisti del Movimento 5 Stelle ha manifestato con striscioni contro l’ipotesi del riordino del sistema sanitario:

“Siamo sconcertati dalle continue bugie, continuano a ripetere di non preoccuparci ma intanto il reparto di rianimazione chiude, l’ortopedia non sta messa bene e ci risulta che anche il servizio notturno del 118 è stato ridotto. Quello che è venuto a mancare da parte della nostra amministrazione comunale è stata una reazione efficace, forte contro questa riforma che vuole accentrare ulteriormente il potere a Potenza”.

Il Consiglio comunale si è aperto quindi con l’introduzione del sindaco Livio Valvano:

“Oggi ragioniamo su una decisione che ha una valenza regionale, un incontro nato da una richiesta dell’opposizione che è molto utile e ringraziamo le istituzioni regionali per essere qui presenti.

La questione del riordino del sistema sanitario rientra a mio avviso in un problema più ampio che riguarda la nostra regione, e cioè la debolezza dei centri urbani ad essere incubatori di sviluppo e lo spopolamento è una delle cause di questa debolezza.

Non è così, tuttavia, per l’area nord dell Basilicata che conta circa 100mila abitanti, che ha un importante polo industriale, che ha tanti incubatori di sviluppo e per questo ha delle esigenze maggiori. La Regione non può non tenere conto di questo, anzi deve creare ulteriori condizioni affinché questa zona si sviluppi ancora e in questo disegno rientra anche il nostro Ospedale che resta uno dei punti cruciali di un’area di sviluppo”.

In seguito ha preso la parola il direttore generale dell’Asp, dottor Giovanni Bochicchio che ha spiegato nel dettaglio il punto di partenza e di arrivo di questa riforma sanitaria:

“Quando si è costituito il gruppo di lavoro incaricato di valutare e proporre soluzioni al problema della sanità abbiamo innanzitutto analizzato quelle che erano le condizioni del settore.

Sicuramente la nostra sanità regionale ha delle fragilità, individuabili in alcuni punti tra cui l’assenza fino al 2004 del 118, nonostante l’approvazione avvenuta a fine anni ’90. In questo lasso di tempo abbiamo dovuto sopperire la mancanza con la realizzazione dei presidi salute nei comuni lucani, mentre nel frattempo si è lavorato per il potenziamento del 118. Il problema è che mentre si potenziava questo servizio non si depotenziava, come avrebbe dovuto essere, il sistema dei presidi, determinando di conseguenza un aumento della spesa.

Un’altra fragilità che abbiamo ereditato è stata l’assenza di un registro delle attività e degli esiti di ciascun ospedale per cui non sapevamo quanto faceva un ospedale, quali erano le sue ricadute, eccetera.

Ancora, la nostra regione si è adeguata a un decreto ministeriale, il numero 70, approvato un anno fa proprio riguardante il riordino della sanità. Ad esempio nel decreto sono previste eliminazioni di reparti una volta considerati essenziali, come ad esempio la neonatologia e la rianimazione che vengono concentrati in poli più grandi e centrali. Questo anche perché sono diminuiti i tempi di degenza, il ricorso continuo a trattamenti sanitari. Di conseguenza negli ospedali si fanno meno cose ma più cose di qualità.

Questo è il punto di partenza della riforma regionale: creare, secondo una serie di gerarchie, delle strutture che ospitano specializzazioni complesse (negli ospedali più grandi) e specializzazioni meno complesse (in quelli periferici). A questa idea si deve aggiungere la possibilità di essere sempre più competitivi, in modo tale che i grandi poli di Potenza e Matera diventino centri di eccellenza.

Sull’assenza del personale sanitario, cosa che ha interessato anche Melfi, questo è dovuto anche dalla contemporanea apertura dei concorsi pubblici in Puglia e Campania, zone risultate preferibili per i partecipanti ai concorsi”.

È stata poi la volta della Consigliera del Movimento 5 Stelle, Angela Bisogno:

“Premetto che qui tutti vogliamo un confronto costruttivo, tuttavia quando leggiamo che a Melfi e a Villa d’Agri verranno eliminati i reparti di rianimazione e l’Utic e che, di conseguenza, le prestazioni di questi reparti saranno fornite solo a Potenza, noi ci sentiamo presi in giro.

Questo conduce ad un’altra considerazione non proprio felice: se si determina un accentramento di alcuni reparti al San Carlo di Potenza, esso potrà effettivamente sopportare il peso sempre più grande di questo accentramento? È chiaro che non potrà essere così, perché già oggi l’ospedale di Potenza ha problemi di posti letto, di liste di attesa lunghe mesi. Sarebbe questa la difesa della salute del cittadino?

Inoltre sento spesso che la riforma sanitaria così pensata abbatterà i costi, ma anche qui mi sento di dissentire, perché il depotenziamento di alcuni reparti nelle strutture ospedaliere come Melfi produrrebbe potenziamenti di altri settori che devono continuare a garantire il benessere dell’individuo, ma questi potenziamenti, penso ad esempio all’elisoccorso notturno, sono addirittura più dispendiosi del mantenimento di un reparto di rianimazione. Noi non accetteremo più farse”.

Nel suo intervento, il consigliere di minoranza Alfonso Ernesto Navazio ha dichiarato:

“Quello che noi chiediamo oggi è semplice: cosa succederà praticamente con la riforma sanitaria? Nessuno ha messo in dubbio che l’ospedale non chiuderà ma quello che a noi sembra è che un domani gli operatori del nostro ospedale dipenderanno esclusivamente da Potenza e che tutto ciò che faranno dovranno giustificarlo alla direzione centrale. Non mettiamo in dubbio la gerarchia di funzioni e coordinamento delle operazioni, c’è una sede centrale ed è giusto che lì si prendano le decisioni più importanti.

Ma quello che probabilmente la riforma dimentica è il bacino di utenza di una zona come il Vulture, che è diverso dagli altri presidi interessati a questa rimodulazione. Badiamo bene che i risultati di una riforma come questa non si vedranno oggi né domani ma tra due o tre anni e noi vogliamo sapere nel dettaglio cosa ci aspetterà tra due o tre anni. Inoltre, perché non considerare delle alternative a questa proposta di riforma? Perché non considerare situazioni modello come il Trentino o la Lombardia, creare dei poli di alta specialità, potenziare la rete del personale sanitario a livello di mobilità tra una zona e l’altra?

Le ipotesi dunque sono diverse e noi siamo disponibili ad un confronto aperto e soprattutto concreto per questo ospedale e per la sanità regionale”.

Momenti di tensione si sono creati quando ha preso la parola una cittadina originaria di Melfi che di professione fa l’anestesista in Puglia, dove ha criticato i risparmi sulla sanità prospettati da questa ipotesi di riforma. Il punto caldo è stato quando ha raccontato la sua esperienza di partecipante a concorsi regionali per Melfi e Villa d’Agri e le è stato detto di scegliere Villa d’Agri o l’elisoccorso di Potenza perché bisognava risolvere prima i problemi del capoluogo. Inevitabili le proteste accese dei cittadini.

I consiglieri intervenuti nel corso del consiglio hanno tutti dichiarato di avere a cuore la situazione dell’ospedale di Melfi, di capire cosa sta succedendo in modo chiaro e certo.

Le conclusioni sono state affidate al presidente della regione Basilicata Marcello Pittella:

“Oggi siamo costretti a fare riforme in maniera più rapida rispetto al passato e la gente è anche meno tollerante. Nonostante le crepe siamo ai primi posti nella sanità nazionale. Abbiamo ascoltato quasi tutte le voci, dai comitati al personale sanitario e cercato di spiegare le ipotesi di una rimodulazione, e anche se non siamo stati capiti non ci siamo mai sottratti al confronto.

Siamo sempre pronti a modificare le proposte ideate dal gruppo di lavoro, noi non vogliamo fermarci qui. Ci sono alcuni punti di questa riforma che secondo me sono fondamentali, come la riorganizzazione del comparto emergenza/urgenza per cui i tempi di percorrenza di un paziente in ospedale non devono superare i 20 minuti; questo conduce al potenziamento del 118 e all’impiego dell’elisoccorso notturno, un progetto al quale io credo con convinzione, perché anche i paesini più lontani della regione possano avere la possibilità di raggiungere in tempi certi l’ospedale più vicino ed essere salvati.

È chiaro che non si può salvare tutto, avremmo potuto anche lasciar perdere, non prenderci la responsabilità di mettere mani ad una questione complessa come la sanità, avremmo potuto procedere fino a sbattere contro un muro. Non lo abbiamo fatto, abbiamo invece pensato di avviare un’opera di rimodulazione, non da soli ma con il territorio.

Io vi dico questo e mi faccio garante di quanto dico: l’Ospedale di Melfi resterà aperto? Sì.

Proveremo ad implementare la struttura con nuovi servizi? Sì.

Potenzieremo la mobilità territoriale e quindi il dialogo con la struttura centrale di Potenza? Sì.

Inoltre aggiungo, visto che sono giunte preoccupazioni in merito, che il CROB non ha alcun motivo di preoccuparsi. Rappresenta un nostro vanto, una nostra eccellenza. Abbiamo intenzione anzi di potenziarlo, di dotarlo di nuove strumentazioni. Questo senza togliere che uno può decidere se curarsi a Rionero o a Potenza, dove c’è un altro centro oncologico. Non c’è competizione.

Fidatevi quando vi dico che non ci sarà nulla da temere. E fermo restando che siamo aperti a tutte le proposte, a nuovi incontri con le istituzioni territoriali e con i cittadini, questa riforma vogliamo farla insieme per garantire il meglio alla comunità lucana”.

Di seguito le foto scattate durante il consiglio comunale.