L’ATTIVITÀ VULCANICA DEL MONTE VULTURE È TERMINATA MIGLIAIA DI ANNI FA: MA PUÒ RISVEGLIARSI?

Il Monte Vulture, è noto, è un antico vulcano attualmente spento, che ha conosciuto una fase di attività iniziata 640mila anni fa e terminata all’incirca 140mila anni fa, con la formazione dei due Laghi di Monticchio in corrispondenza del cratere.

Un vulcano che è sempre stato oggetto di studi da parte di vulcanologi per la sua singolare posizione rispetto alla catena appenninica. Nel corso della sua attività ha interessato una vasta area compresa tra Basilicata, Puglia e Campania.

E ancora oggi c’è chi si chiede se un giorno potrà mai risvegliarsi.

Ma gli studiosi rassicurano: la camera magmatica è vuota, di conseguenza non c’è alcuna risalita di magma lungo il cono vulcanico. Inoltre non risulta più un collegamento diretto tra il mantello, che è lo strato più profondo, e la camera magmatica, che noi dobbiamo immaginarci come il serbatoio del vulcano.

Certo, questo non significa che un antico vulcano come il Vulture non si risveglierà mai più, ma perché questo avvenga sono necessari movimenti tettonici di grande rilievo e che si estenderebbero lungo ere geologiche.

Pertanto possiamo stare tranquilli.

La Basilicata, si sa, è terra sismica per la presenza di numerose faglie attive soprattutto a ridosso della dorsale appenninica. La storia registra diversi terremoti di grande entità che hanno causato morte e distruzione.

Tuttavia gli studiosi sono concordi nel ritenere che al momento la più grande preoccupazione proviene dal movimento franoso.

A causa della presenza di vasti terreni argillosi la nostra regione è soggetta a questo tipo di fenomeno, che in molti casi si riattiva anche in presenza di un sisma.

È il caso del rione Casale di Lavello, dove alla fine degli anni ’90 una frana costrinse l’amministrazione ad emanare ordinanze di sgombero per salvare le vite degli abitanti. Quella frana fu scatenata prima dal sisma del 1980 e poi dai terremoti dei primi anni ’90.

Spesso in Basilicata si è costruito dove non si doveva costruire: è vero che dopo il 1980 molti edifici sono stati edificati secondo criteri antisismici, ma anche vero che ci sono aree soggette a frane sulle quali sono state costruite abitazioni.

L’invito da parte della comunità scientifica è innanzitutto di costruire secondo le più avanzate norme di sicurezza, e di monitorare costantemente la situazione idrogeologica della regione, che al momento risulta essere quella più esposta a trasformazioni.