Il Decreto Sostegno da 32 miliardi ha visto la luce: ecco cosa prevede e le parole del presidente Draghi

Il Dl Sostegno da 32 miliardi ha visto la luce.

Alla fine del Consiglio dei ministri è iniziata la prima conferenza stampa del premier Mario Draghi  nella quale il presidente ha illustrato tutti i provvedimenti presi:

“Questo decreto è una risposta significativa e molto consistente alle povertà e alle imprese, è una risposta parziale, ma è il massimo che abbiamo potuto fare.

L’intervento significativo è nei confronti di chi ha perso il lavoro e i sussidi, si pensa a una estensione del Reddito di emergenza, sia della platea che degli importi.

I capisaldi di questo decreto sono gli aiuti alle imprese, il sostegno al lavoro e la lotta contro la povertà”.

Risolta la questione della cancellazione delle vecchie cartelle esattoriali: accordo raggiunto sullo stralcio delle cartelle fino a 5mila euro antecedenti al 2011 per i redditi inferiori a 30mila euro.

Confermato l’impianto di assegnazione degli oltre 11 miliardi di contributi a fondo perduto per le imprese e gli autonomi che hanno sofferto la crisi del Covid.

Questi andranno alle imprese e ai titolari di partita Iva con fatturato fino a 10 milioni e che hanno registrato una diminuzione del fatturato (nella media mensile) di almeno il 30% tra il 2020 e il 2019.

Il decreto prevede alcuni ambiti specifici d’intervento.

Per la filiera della montagna, ad esempio, c’è un fondo da 700 milioni da assegnare ai comuni con un decreto del nuovo ministero del Turismo, in accordo con la Conferenza Stato-Regioni: tra i soggetti beneficiari, oltre agli esercizi commerciali, ci sono maestri e scuole di sci. Per il mondo della cultura 400 milioni in più.

Aumenta di 200 milioni di euro la dotazione per le emergenze nei settori dello spettacolo, del cinema e dell’audiovisivo.

Di 120 milioni di euro è invece l’incremento dei fondi per spettacoli e mostre.

Inoltre passa da 25 a 105 milioni di euro il sostegno per il settore del libro e dell’intera filiera dell’editoria.

Le aziende che hanno la cassa integrazione ordinaria potranno chiedere 13 settimane tra il primo aprile e il 30 giugno 2021 con causale Covid senza contributo addizionale.

Secondo la bozza entrata in Cdm saranno invece concesse al massimo 28 settimane tra il primo aprile e il 31 dicembre 2021 per quei lavoratori che non sono tutelati da ammortizzatori ordinari ma hanno l’assegno di solidarietà o la cassa in deroga.

Anche in questo caso non è chiesto un contributo addizionale.

Il blocco dei licenziamenti individuali e collettivi viene prorogato fino a tutto giugno. Poi, fino alla fine di ottobre è previsto un ulteriore divieto ai licenziamenti per le aziende che usufruiscono del trattamento della cassa integrazione Covid.

Inoltre fino al 31 dicembre non sarà necessario aver lavorato almeno 30 giorni negli ultimi 12 mesi per ottenere la Naspi.