Barile ha avuto un figlio di cui vantarsi: ultimo saluto a padre Gianfranco, uomo al servizio della Santa Sede e di tutti i fedeli!

A Barile (PZ) è stato dato lultimo saluto a padre Gianfranco Grieco.

Ora riposerà ai piedi del Vulture, nel centro arbereshe dove è stato sepolto, sotto una pioggia incessante, lo scorso 9 marzo, alla presenza del presidente del consiglio comunale Francesco Di Tolve, dei due parroci Don Francesco e padre Giuseppe e dei parenti.

Significativo il messaggio inviato dal Sindaco alla famiglia:

“Caro padre Gianfranco, grazie.

Barile, tuo paese natio, ha avuto un figlio di cui vantarsi.

Sei stato amico affidabile e sincero, punto di riferimento per chiunque si sia rivolto a Te.

Resterai sempre in mezzo a noi e sopra di noi!

Un caro abbraccio dalla tua amata comunità barilese che ti avrà sempre nel proprio cuore”.

Il Vescovo della Diocesi di Melfi, Ciro Fanelli, nel trigesimo, il 6 aprile, terrà una commemorazione in piazza, nel ricordo di una personalità di ampio respiro culturale e di fede.

Questo il messaggio che Padre Gianfranco Grieco ha lasciato ai suoi amici, annunciando la sua “salita al Cielo”:

“Sono salito al cielo oggi pomeriggio.

Grazie per le vostre preghiere.

Da lunedì alle 13 sono a Santa Dorotea e martedì alle 10 i miei funerali presso la basilica dei santi Pietro e Paolo ed alle 15:30 sarò sepolto nel mio paese di origine, Barile”.

Un modo di salutare quanti lo hanno affettuosamente stimato alla luce del suo costante impegno francescano prestato alla cultura e alla comunicazione.

Era nato a Barile nel 1943, ma da giovane età era andato via per seguire la sua vocazione, fra i Frati minori conventuali.

Come riporta “Avvenire” padre Gianfranco Grieco era:

“Storico vaticanista dell’Osservatore Romano, soprattutto negli anni di Giovanni Paolo II. Colpisce che abbia intrapreso il viaggio di ritorno alla Casa del Padre proprio mentre è in corso il viaggio papale di Francesco in Iraq, lui che di viaggi al seguito del Papa ne aveva fatti tanti, raccontandoli con puntualità, passione di cronista e con quell’amore incondizionato alla Chiesa e al vicario di Cristo appreso fin da piccolo, grazie alla vocazione francescana. Sempre sereno e affabile, pronto a dispensare sorrisi e consigli, specie ai colleghi più giovani, coniugava nella sua prosa il rispetto per le notizie con la capacità di darne una lettura approfondita e intelligente, nel senso etimologico dell’aggettivo.

Padre Grieco aveva 78 anni ed era malato da tempo. Teologo, scrittore, giornalista, direttore responsabile della rivista il Cavaliere dell’Immacolata, fu inviato speciale, a partire dal 1978, al seguito di Giovanni Paolo II nei viaggi pastorali in Italia e nel mondo. Era nato a Barile in provincia di Potenza il 7 maggio del 1943. Entrò giovanissimo nell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, studiando nei seminari serafici di Ravello, Nocera Inferiore e Portici. Dopo l’anno di noviziato in Assisi, frequentò gli studi liceali presso il seminario serafico di Sant’Anastasia in provincia di Napoli. Dopo due anni di filosofia e quattro anni di teologia presso la facoltà Teologica Seraphicum di San Bonaventura in Roma, ricevette l’ordinazione sacerdotale il 21 dicembre del 1967 dal cardinale Paolo Marella, arciprete della Basilica di San Pietro.

All’Osservatore Romano entrò nel 1970, vivendo dunque l’ultima parte del pontificato di Paolo VI. Ma fu nel 1978, con l’elezione di Giovanni Paolo II che il suo lavoro giornalistico ebbe una svolta. Giornalista professionista dal 1974, fu nominato inviato speciale per seguire i viaggi del Papa ora santo e successivamente divenne capo del Servizio del Servizio Vaticano de L’Osservatore Romano. Proprio quei viaggi che nel 2007, lasciato il quotidiano d’Oltretevere, raccontò anche in un libro pubblicato per le Edizioni San Paolo: Pellegrino. Giovanni Paolo II tra le civiltà del mondo.

Dopo l’esperienza all’Osservatore, padre Grieco rimase al servizio della Santa Sede, lavorando al Pontificio Consiglio per la famiglia, negli anni in cui fu presidente l’arcivescovo Ennio Antonelli”.

Ci stringiamo al dolore della famiglia.