Giornata per la Vita 2020, Mons. Fanelli: “per noi cristiani del Vulture-Melfese, non può essere celebrata con superficialità e retorica”

In occasione della 42° Giornata per la Vita, ecco la riflessione del Vescovo, S.E. Mons. Ciro Fanelli:

“Quest’anno il Consiglio Episcopale Permanente per la 42° Giornata per la Vita ha scelto un tema molto significativo racchiuso nel titolo del messaggio inviato per la circostanza: “aprite le porte alla vita”.

Il messaggio dei Vescovi italiani prende spunto dal brano evangelico del giovane ricco, quando Gesù ascoltando la domanda di senso del giovane, l’accoglie e risponde: “Se vuoi entrare nella vita osserva i comandamenti” (v. 17). “La risposta introduce un cambiamento – da avere a entrare – che comporta un capovolgimento radicale dello sguardo: la vita non è un oggetto da possedere o un manufatto da produrre, è piuttosto una promessa di bene, a cui possiamo partecipare, decidendo di aprirle le porte. Così la vita nel tempo è segno della vita eterna, che dice la destinazione verso cui siamo incamminati”.

La Giornata per la Vita 2020, per noi cristiani del Vulture-Melfese, non può essere celebrata con superficialità e retorica.

Essa deve essere accolta da ciascuno di noi come un’occasione per reagire con forza a tutti i comportamenti che offendono, in qualsiasi modo, la vita umana. Dobbiamo, tutti, maggiormente vigilare sulle nostre relazioni interpersonali e sociali. Questo è il tempo in cui ognuno di noi deve immettere nel tessuto sociale semi di riconciliazione, di perdono e di pace: non dobbiamo costruire muri di rancore, ma realizzare, sempre ed ovunque, ponti di dialogo!

Dobbiamo cioè prenderci cura dell’altro. Non possiamo permettere che la violenza ci paralizzi o che scateni altra violenza. I mali sociali che indeboliscono la nostra società vanno individuati con lucidità, senza paura, e nel contempo vanno stigmatizzati con vigore, affinché siano estirpati in radice con determinazione: è necessaria una forte riscossa etica. Non dobbiamo, quindi, lasciarci prendere da uno sterile sconforto, come accade di fronte a un evento nefasto contro il quale non esistono rimedi.

Bisogna reimparare ad “abitare” i luoghi dove si “costruisce” il tessuto dei valori. L’imbarbarimento dei comportamenti in una comunità non è mai frutto del caso o di una fatalità, ma è sempre il risultato di scelte deliberate, di tante omissioni e di numerose superficialità. Un primo passo da fare consiste nel mostrare con i fatti che la diversità non è mai avversità.

Tutti abbiamo il dovere di aiutare le nuove generazioni, prevedendo queste situazioni. Molteplici sono gli ambiti di prevenzione e diversi i campi di azione. Gli ambiti nei quali si deve maggiormente lavorare sulla prevenzione sono la parrocchia, la famiglia, la scuola, lo spazio pubblico e i media.

Un approccio sinergico e strategico tra le istituzioni e le diverse agenzie educative su questi temi, che sono alla base del disagio sociale delle fasce più a rischio della nostra società, garantirà l’efficacia della prevenzione e la cura della vita. E saremo capaci di vivere l’atteggiamento etico fondamentale che la Sacra Scrittura ci ricorda continuamente: l’ospitalità. Non dobbiamo mai dimenticare, ci ricordano i nostri Vescovi a conclusione del messaggio per la Giornata per la Vita, una verità: “Il frutto del Vangelo è la fraternità” Chiudo queste riflessioni con un testo celebre attribuito a Madre Teresa di Calcutta: “La vita è un’opportunità, coglila”.

La vita è bellezza, ammirala.

La vita è beatitudine, assaporala.

La vita è un sogno, fanne realtà.

La vita è una sfida, affrontala.

La vita è un dovere, compilo.

La vita è un gioco, giocalo.

La vita è preziosa, abbine cura.

La vita è ricchezza, valorizzala.

La vita è amore, vivilo.

La vita è un mistero, scoprilo.

La vita è promessa, adempila.

La vita è tristezza, superala.

La vita è un inno, cantalo.

La vita è una lotta, accettala.

La vita è un’avventura, rischiala.

La vita è la vita, difendila.

Buona vita a tutti!”.