I CARRI DEL CARNEVALE DI MELFI REALIZZATI DA UN GRANDE ARTISTA DI PUTIGNANO! ECCO LE FOTO IN ANTEPRIMA ASSOLUTA!

Questa mattina è stato annunciato il programma del Carnevale a Melfi e si può parlare di un evento nell’evento dal momento che la tradizione carnevalesca mancava nella città di Federico II da tantissimi anni.

Per consentire un lavoro fatto con criterio, l’amministrazione ha pensato di rivolgersi ad una città legata per tradizione al Carnevale: Putignano.

Il maestro cartapestaio che sta realizzando i carri è Giuseppe Genco, erede di una generazione di artisti che hanno fatto la storia del Carnevale pugliese per antonomasia.

Noi lo abbiamo intervistato.

Maestro Genco, da Putignano a Melfi: come è avvenuto questo passaggio?

“Innanzitutto grazie all’amicizia quarantennale con il vicesindaco di Melfi Raffaele Nigro. Quando lui lavorava in RAI a Bari si è speso tantissimo a livello di studio sul Carnevale di Putignano, raccogliendo e documentando in un modo ineccepibile. Ha fatto tanto per la storicizzazione di questa manifestazione e tutta Putignano deve molto al suo lavoro. Con lo stesso impegno sta ora rilanciando il Carnevale a Melfi e ha pensato di coinvolgermi”.

Lei ha un legame particolare con l’arte dei carri carnevaleschi grazie soprattutto a suo padre che ha fatto la storia del Carnevale di Putignano.

“Mio padre Armando è stato uno dei protagonisti della nascita del Carnevale nella mia città. Negli anni ’50 un gruppo di putignanesi di ritorno da Viareggio si è inventato questo evento che nel corso degli anni è diventato un simbolo della Puglia. Lui in particolare ha lavorato negli anni ’50-’70 contribuendo all’ossatura forte di quello che noi oggi vediamo nella sua forma completa. Io e mio fratello Nicola siamo stati investiti da questo saper fare di papà Armando e abbiamo proseguito la tradizione dei cartapestai”.

Cosa si è pensato per Melfi?

“C’è un lavoro totalmente inedito. Fare una semplice sfilata di carri non sarebbe servito a nulla. Certo, al momento avrebbe attirato e divertito, ma poi? Il mio scopo è quello di recuperare una tradizione locale che c’è ed è importante anche se per certi aspetti è stata dimenticata. Partire dal proprio contesto per coinvolgere tutta la comunità è un buon modo per rendere questa manifestazione non una vetrina presa in prestito ma una manifestazione nella quale riconoscersi e farla propria. Ci saranno maschere e temi legati al Vulture-Melfese e alla Lucania, dallo scazzamauriddë  al grassiere allo scaricavascio”.

In questo lavoro ci sono anche altri protagonisti che hanno collaborato attivamente alla realizzazione dei carri.

“Qui a Melfi ho trovato una grande disponibilità e una voglia di fare incredibili. Oltre all’amministrazione comunale, una grande mano è venuta dal centro AIAS, dalle scuole, dalle associazioni e dai ragazzi richiedenti asilo ospiti nei due centri di Melfi. Questi ultimi in particolare sono stati bravissimi, hanno dimostrato di avere voglia di fare, non a caso realizzeranno anche un carro per loro. Mi preme sottolineare che i bozzetti dei carri sono stati disegnati dagli studenti del Liceo Artistico del Prof. Vincenzo Camardelli (responsabile per la rete delle scuole). Anche la FCA di Melfi si è impegnata nel fornire del materiale. Si è creata una rete fatta di impegno, condivisione e passione”.

Una scommessa ambiziosa che Melfi può vincere.

“Sicuramente. Ora siamo in fase sperimentale e vedremo come andrà ma Melfi, grazie anche al suo storico ruolo di crocevia di genti e culture diverse, può mettersi al centro di una rete di scambi e relazioni anche con le altre realtà del Carnevale lucano. Melfi può diventare il garante dell’equilibrio tra tradizione e innovazione”.

Tradizione e innovazione, condivisone e quindi anche accoglienza.

“Oggi più che mai c’è bisogno di accoglienza e Melfi in questo gioca una carta fondamentale. La città è nota per le sue bellezze ma soprattutto per la sua cinta muraria che è uno dei pochi esempi di costruzione perfettamente conservata in Italia. Oggi i muri tendono a dividere, a segnare un confine invalicabile tra noi e l’altro, generando paura, diffidenza, ignoranza. La cinta muraria di Melfi può invece essere un abbraccio simbolico che sappia accogliere tutti, nel segno del rispetto e della condivisione dei propri vissuti, personali e sociali. Partire da questo messaggio credo sia fondamentale”.

 

Di seguito le foto in esclusiva che riveliamo per la prima volta e scattate durante la preparazione dei carri melfitani.