QUESTO COMUNE DICE NO AL GRANO DEL CANADA: “DIFENDIAMO IL MADE IN ITALY!”

Si riporta di seguito il comunicato stampa del Comune di Filiano riguardante il diniego ad accettare l’accordo economico stipulato tra Unione Europea e Canada sui dazi doganali e quindi sull’importazione di grano estero.

“Il 2 Agosto 2017, durante la seduta del Consiglio Comunale, l’intera Assemblea ha votato all’unanimità contro il CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement).

Il 15 Febbraio 2017, infatti, il Parlamento Europeo ha dato il proprio consenso alla conclusione dell’Accordo economico e commerciale globale tra l’Unione Europea e il Canada, che tra gli obiettivi principali si propone di eliminare o ridurre del 98% le tariffe sui dazi doganali.

Si tratta di un accordo a natura mista per la cui entrata in vigore è necessaria la ratifica da parte di ciascuno Stato membro, sulla base delle rispettive disposizioni nazionali.

In Italia è ancora in corso di approvazione.

Secondo quanto affermato da Coldiretti, in realtà, i vantaggi in termini di crescita degli scambi e dell’occupazione conseguenti all’applicazione dell’Accordo, risultano dubbi o assai limitati, e non tali da giustificare i rischi ad esso insiti.

Come infatti dichiara:

“Questo accordo uccide il grano duro italiano con il crollo dei prezzi favorito dall’azzeramento strutturale dei dazi per l’importazione dal Canada, dove peraltro viene fatto un uso intensivo di glifosate nella fase di pre-raccolta, vietato in Italia perché accusato di essere cancerogeno.

Contemporaneamente, le ‘volgarizzazioni’ legate ai nomi dei prodotti tipici dell’italian sounding coesisteranno in Canada con le denominazioni autentiche dei nostri prodotti”.

Il Comune di Filiano condividendo le ragioni e le preoccupazioni di Coldiretti, ha deciso di appoggiare la proposta e di votare all’unanimità contro il CETA, in quanto, secondo l’Amministrazione, enormi sarebbero gli effetti dannosi per la nostra economia e soprattutto per il comparto agro-alimentare, con una totale mancanza di tutela del Made in Italy e della tipicità delle nostre produzioni agricole e con l’introduzione di un sistema di competizione selvaggia e senza limiti.”