Melfi: No al grano estero e all’aumento dei costi! Vincenzo dell’azienda Grandi Terre ci spiega la situazione

Nella zona agricola di Leonessa, contrada di Melfi, sorge l’azienda GRANDI TERRE, produttrice di genuinità e freschezza.

L’azienda si occupa della commercializzazione di cereali e prodotti per l’agricoltura grazie alla volontà, all’impegno e all’amore per la propria terra di due giovani, Vincenzo Santangelo e Pasquale Nigro.

Dal 2005, insieme ai collaboratori, Vincenzo e Pasquale hanno lavorato per far diventare GRANDI TERRE e i suoi store AGRIFARM quello che sono oggi, ovvero una realtà che rappresenta uno dei settori di punta del Vulture-Melfese.

Grazie a duro lavoro, passione ed innovazione, negli ultimi anni GRANDI TERRE con i suoi store Agrifarm ha registrato un aumento costante di risposta da parte degli agricoltori.

Dalla semina al raccolto, l’azienda fornisce ai produttori locali le migliori materie prime.

Un’azienda che è anche “Bio”, ulteriore testimonianza di chi parte da un assunto fondamentale: l’amore incondizionato per la propria terra.

L’agricoltura italiana, in faticosa ripresa dopo la pandemia e a seguito del conflitto in Ucraina, è stata messa a dura prova anche a seguito degli aumenti di quotazioni del grano.

A lanciare il primo allarme è stata la Cia-Agricoltori Italiani:

“Con la combinazione tra gli effetti climatici e il caro gasolio agricolo, i costi di produzione anche per i cerealicoltori come per tutti gli agricoltori sono alle stelle.

Una situazione drammatica e di emergenza che richiede misure d’emergenza comunitarie, nazionali e regionali che vogliamo discutere al prossimo Tavolo Verde in Regione.

Intanto, per scongiurare una colossale crisi alimentare, per la Cia, bisogna sbloccare subito il grano fermo nei porti ucraini.

Non ci si può permettere una ‘guerra del pane’ globale, che avrebbe ulteriori effetti destabilizzanti per tutti sia a livello geopolitico che economico.

Così in merito ai piani messi in campo per liberare circa 25 milioni di tonnellate di grano di Kiev, stoccato nei silos e ora anche a rischio marcimento per via del caldo eccezionale.

Occorre evitare ogni nuova escalation e fare di tutto per raggiungere al più presto un accordo che porti alla ripresa dell’export di grano bloccato nei porti del Mar Nero e destinato soprattutto ai Paesi dell’Africa, che sono quasi totalmente dipendenti da queste risorse.

In diverse aree del continente africano le tensioni sono già iniziate, la carenza di cereali si aggrava e aumenta il pericolo povertà.

D’altra parte, oltre il 50% del grano gestito dal Programma alimentare della FAO arrivava, abitualmente, dall’Ucraina.

E l’Onu ha già avvertito che, se la guerra andrà avanti e il ‘granaio del mondo’ resterà sotto le bombe, potrebbe salire a quota 320 milioni il numero di persone a soffrire di fame acuta nel pianeta”.

Per questo motivo si terrà domani 8 giugno, dalle ore 18:00 presso l’ex consorzio a San Nicola di Melfi, l’incontro per discutere su mercato, prezzi e previsioni dei cereali.

Questo il commento che Vincenzo Santangelo ha rilasciato alla nostra Redazione:

“Viste le incertezze dei mercati, vista l’esperienza degli anni scorsi, cercheremo di dare un prezzo minimo garantito sul Grano Duro che faccia da cuscinetto e non ci faccia perdere soldi dopo tutte le spese sostenute.

L’incontro sarà preceduto dal responsabile dell’Istituto Crea (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) Pasquale De Vita che spiegherà le varie dinamiche dei mercati nazionali e internazionali per quanto riguarda il grano duro.

La situazione è molto particolare.

A livello mondiale il grano duro è scarso, questa guerra ha purtroppo influito ancora di più.

A noi preoccupa molto l’arrivo del famoso grano estero canadese, un’offerta che si presenta tutti gli anni nel periodo di agosto-settembre.

All’arrivo di questo tipo di grano c’è una grossa inflazione sul mercato e si rischia che questo crolli.

Il crollo del mercato indica che l’agricoltore, dopo diversi investimenti quintuplicati per le spese tecniche nell’ambito della coltivazione dei cereali in Italia, si troveranno davanti ad una situazione assurda.

Non potranno pagare le spese e dovranno anche rimetterci per poter portare avanti l’azienda agricola.

Si rischia un tracollo vero e proprio.

Nel nostro piccolo abbiamo realizzato un accordo attraverso il quale si illustrerà la soluzione di un cuscinetto minimo garantito.

Questa è una formula nella quale l’agricoltore non ha bisogno di caratteristiche particolari, ma unicamente della necessità che il grano sia in buone condizioni.

Il prezzo si limiterà alle tariffe attuali e questo garantirà all’agricoltore di pagare le spese e di guadagnare anche qualcosa.

In questo incontro gli agricoltori avranno la possibilità di potersi confrontare e interfacciare con tutto ciò che riguarda la situazione contrattualistica di questo accordo di filiera.

A fine incontro, faremo un piccolo di buffet e avremo modo di fare assaggiare i nostri prodotti fatti con le farine a chilometro zero Grandi Terre”.

Di seguito la locandina dell’evento.