MELFI: LA PENTECOSTE VISTA CON GLI OCCHI DI UN BAMBINO. TUTTA L’EMOZIONE IN UN RACCONTO

Ognuno nasce in un luogo ad egli destinato, e ognuno porta con se la propria storia e le proprie tradizioni.

La storia e la tradizione alla quale si é maggiormente affezionati per chi nasce nella culla di Melfi, la città tanto amata da Federico II di Svevia, é quella della Rievocazione storica della Pentecoste, meglio nota come Pasqua di Sangue del 1528.

Ma, cosa significa realmente per un melfitano la celebrazione dello Spirito Santo?

Immaginiamo allora un bambino, che un Sabato pomeriggio ode distintamente il rullo dei tamburi, le trombe e i passi degli sbandieratori che attraversando le vie del centro storico, avvisano dell’evento che di lì a breve interesserà la sua città.

Immaginiamo un bambino che si sveglia nel cuore della notte, quando ancora non è spuntata l’alba, che gioisce nel sentire la musica della banda che informa dell’inizio del pellegrinaggio notturno alla chiesetta dello Spirito Santo.

Quello stesso bambino che in braccio ai suoi genitori, assiste per la prima volta alla presa della Porta Venosina il Sabato sera, alla processione della Domenica mattina con la statua di San Michele Arcangelo e all’assalto al Castello la stessa sera, e che si emozionerà di più guardando i costumi dell’epoca, le luci, i combattimenti, i fuochi d’artificio, e se non ne avrà paura, anche gli spari degli archibugi, tutte cose che lo trasportano con la fantasia indietro nel tempo, quando zampilla in lui la prima scintilla di orgoglio per la rievocazione di quegli antenati così valorosi e speciali.

Con il passare degli anni, quel bambino, ormai ragazzo, continuerà a guardare quella celebrazione storica, ogni anno aggiungendo un po di consapevolezza in più rispetto a quella che era la semplice storiella raccontata da mamma e papà.

Tutti gli anni il corteo si amplia e si rimoderna.

La rievocazione però resta la stessa.

Nulla cambia.

Dopo 489 anni Melfi ripercorre ancora le gesta eroiche del suo eroe per eccellenza, Ronca Battista e di quell’invasione che costò la vita a circa 3000 persone, e tutta la cittadina di Melfi e dintorni, si appresta a guardare lo spettacolo ancora una volta.

Tra di loro c’è sempre quel ragazzo ormai diventato adulto, cresciuto in un mondo, quello odierno, fatto più di rapporti interpersonali fittizi che di relazioni sociali vere e proprie.

Eppure quell’uomo è in prima fila per poter guardare estasiato, l’ennesima volta, la rappresentazione delle gesta eroiche di chi è venuto prima di lui e in un modo o nell’altro, ha forgiato la storia della sua Melfi.

Paura, coraggio, forza, intraprendenza, sono queste le emozioni che egli, come tutti, prova nel veder combattere ancora una volta Francesi contro Spagnoli.

Ma più di tutto, è la forza dell’unità ciò che resterà nella sua memoria.

Tutti uniti contro il nemico comune.

Il mito che sfocia nella memoria storica.

Ricordare per non dimenticare ciò che è stato affrontato nel corso degli anni immediatamente successivi al periodo storico del medioevo.

Ricordare per non dimenticare che Melfi ha affrontato gioie e dolori ma, soprattutto nel dolore, quando era stata piegata e costretta ad inginocchiarsi, è stato proprio quello il momento in cui si è ribellata all’oppressore e ha saputo rialzarsi più forte e imponente di prima.

Orgoglioso del titolo di “fedelissima” di cui è stata insignita la sua città per aver combattuto senza tradire il suo Re, Carlo V, e per non essersi piegata alla volontà del tiranno francese, capitanato da Lautrec, e fingendo che la viltà del Caracciolo non sia mai sopravvissuta alla memoria, quell’uomo stavolta guarderà la Rievocazione Storica della Pentecoste con suo figlio in braccio, in modo che la tradizione venga tramandata di generazione in generazione, e la memoria possa scavalcare tempo, spazio e confini per diventare evento.

Quell’ evento che tutti insieme saremo pronti a seguire da vicino anche quest’anno.

Perché le nostre origini e la nostra storia fanno di noi ciò che siamo oggi.

Il profumo di festa che si respira nell’aria in questi due giorni è palpabile.

Una festa, che, almeno per 48 ore, lascia vivere tutti in maniera più spensierata, ricordando quando l’odore del sugo della Domenica mattina e il rullo di tamburi per le strade cittadine bastava per essere felici… clicca qui per leggere il programma completo.

Anche quest’anno sarete spettatori di una tradizione centenaria che si ripete inesorabilmente e che regala emozioni uniche.

Facciamo conoscere a tutti la grandezza di questa manifestazione unica nel suo genere.