Basilicata penultima nella classifica delle regioni d’Italia su questi servizi dedicati agli anziani non autosufficienti. Ecco i dati

“La Basilicata è penultima nella classifica delle regioni d’Italia per quanto riguarda i servizi socio sanitari residenziali dedicati agli anziani non autosufficienti, un gravissimo deficit che emerge dall’ultimo monitoraggio dei LEA ad opera del Ministero della Salute e che pretende di essere immediatamente colmato attraverso l’incremento dei posti letto dedicati agli anziani non autosufficienti nelle strutture residenziali e semiresidenziali”.

È quanto afferma, in una nota, il consigliere regionale Giovanni Vizziello.

Spiega Vizziello:

“Nonostante il progressivo invecchiamento della popolazione e l’elevata incidenza delle malattie croniche, la percentuale dei lucani affetti da almeno due patologie croniche è superiore di oltre cinque punti rispetto alla media nazionale.

La nostra regione riesce a garantire un trattamento socio-sanitario residenziale solo a 6 ultrasettantacinquenni su 1000, un dato shock, che costringe di fatto i medici a prolungare il ricovero ospedaliero per gli anziani privi di assistenza, con conseguente sovraffollamento dei reparti ospedalieri dedicati alla cura delle patologie acute ed inadeguatezza degli stessi ricoveri.

In Basilicata poichè il reddito medio annuo pro capite dei pensionati è di 16881 euro, inferiore di quasi 3000 euro rispetto a quello medio nazionale pari a 19782 euro sono davvero pochi gli anziani che possono permettersi economicamente di sostenere i costi delle rette di soggiorno nelle residenze sanitarie assistenziali che ammontano anche a 2000 euro al mese.

Le Rsa e le case di riposo sono fondamentali presidi di salute per gli anziani non autosufficienti affetti da patologie croniche per questo devono essere sostenute dalla Regione, innanzitutto garantendo a quelle già accreditate con il servizio sanitario la contrattualizzazione per l’erogazione delle prestazioni di assistenza socio-sanitaria in regime residenziale, consentendo così alle strutture socio- sanitarie di evitare, attraverso l’aumento delle rette di soggiorno, di scaricare sugli utenti finali, gli anziani, i maggiori costi derivanti dal caro bollette e dalle dinamiche inflazionistiche a tutt’oggi in corso”.