Basilicata, in Regione risultano oltre 4000 positivi: “Che fine ha fatto l’individuazione di Covid hospital?”. Questa la situazione

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa del segretario generale Cgil Basilicata, Angelo Summa sulla gestione dell’emergenza pandemica in Basilicata, dal caos ai punti vaccinali delle strutture del Qatar a Potenza e Matera al costante aumento dei contagi:

“Un rapporto tamponi/positivi allarmante quello che ci consegna l’ultimo bollettino regionale di rilevamento diramato nella giornata di ieri sui nuovi casi accertati da Covid 19 in Basilicata.

Altri 253 contagi su 1493 tamponi molecolari e il 16,95% di positivi rispetto al numero di tamponi.

Ormai la situazione contagi, dopo giorni di trend in crescita, non può che essere definita fuori controllo.

Con le scuole riaperte in presenza senza screening preliminari nella maggior parte dei comuni – capoluogo compreso, senza uno straccio di sicurezza per i ragazzi e di conseguenza per le famiglie e gran parte della popolazione, oltre a un sistema di trasporti che continua a non garantire il giusto distanziamento, la nostra regione sta continuando a pagare un prezzo altissimo.

Continuiamo, tra l’altro, ad assistere a proclami e scelte estemporanee anche in merito al piano vaccinale, che non fanno altro che accrescere la confusione e i timori.

È del tardo pomeriggio di ieri la notizia diramata dal presidente Bardi che, da oggi a mercoledì 14, tutti i 60 – 79enni potranno vaccinarsi con Astrazeneca presso le tende del Quatar senza prenotazione.

Come era facilmente prevedibile stamane Potenza e Matera si sono svegliate nel caos più totale con centinaia di persone assembrate fin dalle sei del mattino davanti ai cancelli delle tendostrutture, in assenza totale di qualsiasi indicazione, tanto che si è reso necessario l’intervento delle forze dell’ordine per assicurare il distanziamento e regolamentare la viabilità.

Sembrerebbe che la Regione non sia in grado di valutare ex ante le conseguenze delle proprie scelte e il loro effettivo impatto tanto da perseverare nella logica del va tutto bene anche trasformando in un grande successo il disagio e il pericolo reale a cui sono esposti i cittadini in queste situazioni.

Servirebbe maggiore lungimiranza nelle scelte con valutazioni sul loro impatto reale, chiarezza nella comunicazione e nella divulgazione delle informazioni, affidate alle decisioni del momento e spesso a diffusione più sui social che sui canali istituzionali.

Gli stessi sindaci lamentano da più parti assenza di ascolto e confronto, asserendo di venire a conoscenza delle decisioni tramite social network.

La Basilicata dovrebbe arrivare a vaccinare 5.000 persone al giorno, ma per far ciò dovrebbe dotarsi di almeno 50 punti vaccinali distribuiti su tutto il territorio regionale, oltre ad almeno 4 grandi hub per garantire la massima capacità vaccinale utilizzando gli accordi nazionali già sottoscritti per reperire il massimo numero di vaccinatori possibile.

Le squadre Usca (Unità speciali di continuità assistenziale) devono tornare prevalentemente a fare tracciamento, a effettuare tamponi e a gestire sul territorio, anche a domicilio, diagnosi e cure a medio – bassa intensità di pazienti Covid.

E su questo ci chiediamo: che fine ha fatto l’individuazione di Covid hospital?

Non si può continuare a pensare di isolare i positivi asintomatici in casa questi devono essere ospitati in strutture Covid, anche di tipo alberghiero facilmente gestibili dalle unità Usca che potrebbero controllarli periodicamente assicurandone il totale isolamento, senza, tra l’altro, il rischio di contagiare gli altri membri della famiglia.

In questo momento in Regione risultano 4891 positivi, con numeri in esorbitante crescita.

Serve il massimo sforzo organizzativo per evitare una saturazione dei posti letto in ospedale e per immunizzare il numero più alto possibile di pazienti fragili, quelli più ospedalizzati e a rischio, attraverso una campagna vaccinale massiccia e veloce.

Sarebbero tante e variegate le azioni di contrasto al virus da intraprendere.

Serve, però, una visione programmatica che abbandoni una volta per tutte estemporaneità e l’approssimazione”.