Basilicata, chiudono sempre più botteghe artigiane: trovare un calzolaio, un fabbro, un falegname è sempre più difficile. Questa la situazione

“Crisi.

È una parola che ormai è entrata nelle nostre e vite e non riusciamo più a tenerla lontana, soprattutto in una regione, come la nostra, che presenta un sistema economico particolarmente fragile.

Un altro fronte di crisi che deve far riflettere riguarda l’artigianato”.

Così il consigliere regionale Gianni Leggieri (M5s) che aggiunge:

“I dati diffusi dalla Cgia di Mestre, che ha elaborato i dati dell’Inps, scattano una fotografia ancora una volta poco confortante per la Basilicata.

Negli ultimi dieci anni, dal 2012 al 2022, hanno smesso di lavorare oltre 2mila artigiani (per la precisione 2.241).

Siamo passati dalla presenza di 14.061 artigiani nel 2012 a 11.820 alla fine del 2022.

Il calo registrato è del 15,9%, il più alto del Sud Italia.

A soffrire maggiormente è la provincia di Matera con il 17,7% delle attività chiuse nel decennio di riferimento.

A Potenza e nella provincia il calo è stato del 15%.

Trovare, per esempio, un calzolaio, un fotografo, un fabbro, un falegname è sempre più difficile.

Questi artigiani rappresentavano, una volta, l’ossatura del mondo produttivo, un punto di riferimento per le nostre comunità e i nostri borghi.

Rappresentavano un naturale sbocco lavorativo per tanti giovani, che, come si diceva un tempo, ‘andavano ad imparare il mestiere’.

La chiusura delle botteghe artigiane ha rappresentato un duro colpo per i nostri centri storici, sempre più vuoti, sempre meno frequentati.

Cartoline di un nostalgismo piagnone di cui non abbiamo proprio bisogno e che viene di continuo alimentato.

Occorre, a mio avviso, interrogarsi sulle misure da adottare per contrastate anche questa forma di desertificazione economica.

Occorre pensare a dei circuiti virtuosi di formazione in grado di tramutarsi in opportunità concrete, sulla quale il sedicente ‘governo del cambiamento’ continua a nicchiare, senza tralasciare la spinosa questione della tassazione eccessiva per le nuove imprese e per quelle già esistenti.

In questa estate lucana sentiamo tante parole di improvvisati esperti di politiche migratorie ed economiche con bizzarri ‘manifesti’ per il ripopolamento lucano.

Raramente ascoltiamo ragionamenti che tengano conto su come animare l’economia e creare posti di lavoro con il coinvolgimento dei giovani (di tutti i nostri giovani con diverse capacità e gradi di istruzione) per renderli attori principali della rinascita lucana.

Silenzio imbarazzato nelle tavole rotonde degli ex e degli ex-ex senza idee che ingrossano il petto solo per mostrare le patacche dell’autoreferenzialità.

Un goffo tentativo per nascondere i fallimenti che si susseguono da oltre trent’anni nella regione più bella d’Italia”.