Barile ricorda Angelo Bozza: icona del Vulture-Melfese e dell’intera Basilicata! 115 anni fa…

Oggi ricorre l’anniversario della scomparsa del medico e storiografo lucano Angelo Bozza, originario di Barile.

Il 15 Novembre del 1903, esattamente 115 anni fa, l’illustre personaggio moriva, lasciandosi alle spalle un contributo culturale importantissimo non solo per l’area del Vulture-Melfese, ma per l’intera la Lucania.

Tommaso Pedio, nella sua “Storia della Storiografia Lucana”, ci ricorda che Angelo Bozza nacque nel piccolo centro arbëreshë nel 1821 ed era figlio Giovanni Antonio e Giovanna Ferrone.

Il padre si trasferì in Lucania nel 1804, lasciando Santa Menna in provincia di Salerno.

Il compianto giornalista lucano, Rocco Brancati, l’anno scorso, per commemorare il 114esimo anniversario dalla morte di Bozza, pronunciò queste parole in suo onore:

“Laureato in medicina Angelo Bozza è stato soprattutto un uomo colto appassionato di storia e di archeologia.

Numerosi sono i suoi contributi storiografici:

  • “La Lucania: studi storico-archeologici” del 1888;
  • “Il Vulture ovvero Brevi notizie di Barile e delle sue colonie” del 1889;
  • “Lucania” del 1890.

Soffermandosi sulle minoranze etniche nel Melfese, Angelo Bozza si occupò anche delle tradizioni popolari dei paesi albanesi della zona del Vulture.

A proposito dello studio su Barile, pubblicato lo stesso anno della “Storia dei popoli della Lucania e della Basilicata” di Giacomo Racioppi, Bozza ricorda che gli abitanti di Scutari furono costretti ad abbandonare la città e si stabilirono in varie località dell’Italia meridionale.

Una parte di essi ampliarono i piccoli casali di Rionero e Barile ed edificarono i paesi di Ginestra e Maschito.

Fu Sindaco di Barile all’indomani dell’Unità d’Italia.

Partecipò, inoltre, come capitano della Guardia Nazionale alla repressione del brigantaggio post-unitario.

Giustino Fortunato lo cita nei suoi studi sulla Valle di Vitalba”.

L’illustre barilese continua a vivere nelle opere che ha realizzato e viene tutt’oggi ricordato con stima e rispetto da tantissimi lucani, specialmente nell’ambito del Vulture-Melfese, area in cui il medico e storiografo si spese maggiormente.