Barile non dimentica Donato Cefola, rapito e brutalmente assassinato! Quella mattina di 21 anni fa il giovane…

21 anni e un dolore che non trova sollievo.

Lo sa bene il comune di Barile, che in questa giornata ricorda con profonda commozione l’inaccettabile perdita di Donato Cefola, il ragazzo di 16 anni ucciso dai suoi rapitori l’11 Novembre del 1997.

Era un Martedì mattina e Donato uscì di casa alle 7:30 con suo padre per raggiungere Venosa, dove frequentava la Ragioneria.

Nella Città oraziana entrò in scena “l’uomo del Fiorino”: D.D’A., 30 anni, orafo in guai economici e vicino dei Cefola.

Colui che sembrava un amico, in un bar gli parlò, forse, di una donna la quale, da 15 giorni, “inseguiva” per telefono Donato (la cosiddetta “telefonista”).

Lo studente accettò, pertanto, la proposta di un appuntamento al buio e salì sul Fiorino quando, improvvisamente, sul tragitto spuntò A. V., un 26enne con passamontagna e pistola.

Donato venne legato e imbavagliato, poi buttato nel vano di carico.

Riconobbe l’uomo col passamontagna, tentò di liberarsi, minacciò.

La sua fine arrivò con un colpo di pistola che gli colpì la nuca.

I due portarono il cadavere in località Catavatta di Barile e, senza demordere, tentarono di ottenere un riscatto.

D’A. nel primo pomeriggio mise un foglietto sotto il tergicristalli della Panda del padre di Donato, Mauro Cefola:

“Prepara quattrocento milioni o venderemo tuo figlio ai trafficanti di organi umani”.

Tre stili di scrittura e tre penne di colore diverso, verde rosso e blu.

Scattò l’allarme. D’A. venne bloccato. Stretto al muro delle contestazioni, ammise.

Crollò anche il complice.

I Carabinieri, nella notte, arrestarono anche il padre di D’A. per incauta custodia di pistola e detenzione di proiettili di guerra: sua la pistola che avrebbe ucciso il giovane innocente.

Sempre nella notte, i Carabinieri misero le manette anche al proprietario del Fiorino: nulla ebbe a che fare con la storia, prestò il suo mezzo senza immaginare le drammatiche conseguenze, ma aveva in casa una pistola fuori legge.

I due sequestratori cambiarono più volte la versione dei fatti, coinvolgendo anche la criminalità di Cerignola (poi esclusa).

In una sola cosa le loro testimonianze convergevano: il colpo partì accidentalmente, non c’era la volontà di uccidere.

Una vicenda ingarbugliata, un epilogo che la comunità non ha mai accettato.

A Donato è stato dedicato lo stadio comunale e un premio letterario.

Oggi Barile piange, ricorda e si stringe ancora una volta attorno alla famiglia Cefola: perché tragedie come questa non devono accadere mai più.

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