VENOSA: LA CIA BRINDA ALL’APERTURA DELL’ENOTECA REGIONALE NELLA CITTÀ ORAZIANA E ILLUSTRA LA SUA MISSIONE

L’Enoteca regionale di Venosa, di cui la Cia è stata tra i più tenaci sostenitori e che finalmente riprende la sua attività, ha una “mission” importante da svolgere, recuperando il tempo perduto dal 2008, anno di istituzione, attraverso un carattere innovativo e un metodo di concertazione viticoltori-produttori-istituzioni-organismi commercializzazione ed export e di integrazione a un progetto di promozione del territorio che veda l’agricoltura al centro delle grandi scelte come settore trasversale in grado di dare forma e forza al valore primario che le produzioni agricole e la fatica degli operatori hanno saputo conseguire e difendere pur nelle gravi difficoltà che conosciamo.

È quanto afferma la Cia evidenziando i punti di forza e di debolezza del settore vinicolo lucano: la produzione imbottigliata, cresciuta dal 2003 al 2010 del 49%, comprende vini DOC per il 61%, vini IGT per il 34% e vini da tavola e spumanti con marchi aziendali per il 5%; il 63% circa delle aziende imbottigliatrici produce meno di 50.000 bottiglie annue, il 18% ha volumi produttivi compresi tra 50.000 e 100.000 bottiglie, il 10% tra 100.000 e 200.000, e solo il 9% supera le 200.000 bottiglie annue.

Quanto all’Aglianico del Vulture, nonostante abbia subito una battuta d’arresto dopo il picco produttivo del 2005, mostra un trend di lungo periodo molto positivo. Negli ultimi 20 anni, a fronte di una riduzione delle superfici coltivate e iscritte all’Albo Vigneti della CCIAA di Potenza, la produttività della DOC risulta cresciuta in maniera esponenziale: la produzione a DOC è stimata intorno ai 20mila ettolitri, a testimonianza di un avvenuto miglioramento delle tecniche utilizzate e di un progresso nella specializzazione della coltura.

“L’Enoteca – sottolinea il direttore regionale della Cia Donato Distefano – è uno strumento indispensabile per la definizione di strategie di promozione e commercializzazione non solo delle produzioni vinicole di qualità ma di tutti i prodotti alimentari “made in Basilicata” e dei territori. C’è bisogno inoltre di più attività specie sul versante della ricerca e dell’innovazione e quindi di raccordo con gli istituti universitari agrari. È anche indispensabile irrobustire la rete delle aziende singole ed associate per aiutarle alla commercializzazione.

L’obiettivo centrale da perseguire – continua Distefano – è quello del Centro di promozione e di commercializzazione attraverso incontri riservati a buyer di settore, aziende di export, eno-appassionati , anche favorendo scambi di esperienze con altre Enoteche Regionali.

Si tratta anche di definire ruoli e competenze della sezione di Matera che per la sua localizzazione ha una funzione in vista di Matera 2019, quale vetrina dei vini e dei prodotti alimentari di qualità favorendone la promozione attraverso manifestazioni di degustazione-abbinamento vino-cibo. Inoltre poiché il vino è uno degli elementi principali di valorizzazione del territorio, non si deve sottovalutare che il turismo del vino muove in Italia 5 miliardi di euro l’anno e coinvolge tra i 3 e i 3,5 milioni di persone, con una spesa media pro-capite di 193 euro”.