SFRUTTAMENTO E SCHIAVITÙ NELLE CAMPAGNE LUCANE! ECCO COSA HA SCOPERTO LA FINANZA

Il caporalato è una piaga che affligge il nostro Mezzogiorno e, pertanto, anche la Basilicata.

Diverse sono le operazioni volte ad eliminare questa terribile pratica di sfruttamento, come quella che ha coinvolto anche la nostra regione, messa in atto dalle Fiamme Gialle della Tenenza di Montegiordano, in provincia di Cosenza.

Durante la loro attività di contrasto all’impiego di mano d’opera irregolare nella piana di Sibari, la Guardia di Finanza infatti, impegnata in una serie di posti di controllo, ha fermato sulla ss. 106 Jonica – in territorio di Roseto Capo Spulico – un furgone con a bordo un cittadino italiano e numerosi extracomunitari, molti dei quali privi di documenti di riconoscimento, che si apprestavano a raggiungere le campagne della Basilicata per una giornata lavorativa, dove sarebbero stati impiegati nella raccolta della frutta in cambio di una più che misera retribuzione.

Tutti i braccianti agricoli a bordo del mezzo, unitamente all’italiano titolare di un’azienda agricola, sono stati quindi condotti in caserma per eseguire gli accertamenti necessari e, sulla base delle dichiarazioni dei soggetti e della documentazione rinvenuta all’interno del mezzo, sono stati individuati 10 lavoratori “in nero”, che venivano sfruttati da due aziende agricole locali, nei cosiddetti “giardini” (termine utilizzato dai caporali per indicare l’appezzamento di terra dove impiegare la manodopera), in cambio di una retribuzione pari ad un euro per ogni cassetta di mandarini raccolta, nettamente inferiore rispetto a ciò che è previsto per legge.

Tre persone in concorso tra loro sono state denunciate all’Autorità Giudiziaria, due italiani (titolari delle aziende agricole) ed una donna di nazionalità rumena, per violazione all’art. 603 bis c.p. (intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro).

I soggetti rischiano la reclusione da uno a sei anni e la multa da 500 a 1.000 euro per ciascun lavoratore reclutato e la reclusione da uno a cinque anni e la multa di 15.000 euro per favoreggiamento all’immigrazione clandestina.

Tre degli extracomunitari erano inoltre privi di permesso di soggiorno e, pertanto, denunciati alla Procura della Repubblica di Castrovillari, rischiano un’ammenda da 5.000 a 10.000 euro ciascuno.

Tra l’altro, un bracciante di provenienza algerina, che aveva fornito alle autorità informazioni false circa la sua persona, era risultato ricercato per reati in materia di immigrazione clandestina, contro la persona ed il patrimonio.