A MELFI LA PRESENTAZIONE DI QUESTA RIVISTA: LA CULTURA LUCANA AL CENTRO

Presentato a Melfi il sesto numero della rivista “Appennino“, il semestrale di Letteratura e Arte diretto da Nicoletta Altomonte, Giuseppe Lupo, Raffaele Nigro, Mimmo Sammartino e pubblicato dal Consiglio Regionale della Basilicata.

La rivista è stata presentata durante la serata conclusiva del festival “Culture e scritture dell’Appennino”, svoltosi a Melfi lo scorso Dicembre, organizzato dal Parco Letterario Federico II di Melfi e dalla Regione Basilicata, nel corso di una tavola rotonda dal titolo “Temi e scritture dell’Appennino” che, introdotta e coordinata da Anita Ferrari, ha visto la partecipazione di Giuseppe Lupo, Mimmo Sammartino, Antonio Avenoso, Pasquale Ciliento, Piero Lacorazza e, ovviamente, di Raffaele Nigro, scrittore, Presidente del Parco Letterario Federico II di Svevia e tra i direttori della rivista, nonché vicesindaco e assessore alla cultura della città di Melfi.

Dopo essere stata dedicata a Levi, Pierro, Pasolini, De Martino, Festa Campanile, l’ultimo numero, è centrato sulla figura di Raffaele Crovi e contiene inoltre interventi su Rocco Scotellaro, Anna Maria Ortese, Libero De Libero, Sinisgalli e Camilleri, Carolina Rispoli, Antonello Leone e tanto altro.

Raffaele Nigro ha dichiarato:

“Come si legge nel Manifesto di una scrittura appenninica abbandonando o negando la funzione verticale della Storia, ci affidiamo alla lettura orizzontale della geografia, che è visione e respiro di un’epoca. In questo modo pensiamo a una scrittura che si disponga lungo la dorsale appenninica (la terza linea di un’Italia longitudinale, dopo quelle del levante e del ponente) e che da essa tragga gli elementi per sostenersi.

L’Appennino, da categoria orografia, si fa categoria interpretativa, codice di riferimento, linguaggio della natura che si traduce in linguaggio delle parole e permea le pagine dei nostri libri. Per tale ragione ciò che scriviamo, oltre a essere frutto delle nostre individualità, risponde a una serie di costanti.

La scrittura appenninica, in definitiva, risponde all’esigenza di fornire le coordinate di un pensiero, di uno sguardo, di un modo d’essere lettori e scrittori”.