LICENZIATI DA FCA DI MELFI PER PRESUNTE TANGENTI IN CAMBIO DI LAVORO: QUESTE LE PAROLE DEL LORO AVVOCATO

Riportiamo di seguito le dichiarazioni dell’avvocato Christian Paolino, che difende Vincenzo Mauriello (dipendente Fca Melfi e delegato Fismic) e Matteo Giantomaso (dipendente Fca Melfi), licenziati dall’azienda in seguito allo scandalo delle presunte tangenti in cambio di lavoro nello stabilimento.

“La recente pubblicazione di molteplici articoli da parte di alcune testate giornalistiche nazionali e locali ha irrimediabilmente leso l’immagine, la reputazione e, purtroppo, a giudicare dalla notizia per ora non confermata del licenziamento, anche la sfera patrimoniale dei signori Mauriello e Giantomaso, raggiunti dalla terribile notizia della propria espulsione dall’azienda senza ancora nemmeno ricevuto una sola raccomandata.

Preme a questo difensore, per quanto nell’immediatezza degli eventi accaduti, nulla contribuisca a lenire il dolore per l’enorme attacco subito dai propri assistiti e dalle rispettive famiglie, smentire con la massima fermezza le diffamatorie narrazioni cui con troppa superficialità e senza alcuna garanzia del contraddittorio (una volta si diceva che era opportuno sentire anche l’altra campana) si è dato sfogo attribuendo un nome ed un cognome al mostro da sbattere in prima pagina.

Orbene, delle notizie frettolosamente pubblicate non è vero un solo rigo.

La vicenda è ben sintetizzata dall’allegato provvedimento del Gip di Foggia, dottor Ferrucci, che ha accolto l’istanza di archiviazione formulata dal pm Laronga perché non ha ritenuto veritiera e provata la vicenda raccontata in querela e non ha ravvisato alcuna rilevanza penale dei fatti narrati dai signori Maffia e Lanza, genitori del sig. Marco Maffia.

Si può tranquillamente dedurre dalla lettura attenta del provvedimento del Gip ora richiamato che non vi è stata alcuna “condotta fraudolenta da parte degli indagati (e sottolineo il termine indagati che differisce decisamente da condannati).

Ma vi è di più secondo il ragionamento seguito dal Gip: il fatto da cui i signori Maffia e Lanza fanno discendere un danno economico consisterebbe (il famoso pagamento risulta infatti narrato solo in querela e in atto di opposizione alla richiesta di archiviazione, ma si ribadisce che lo stesso non ha trovato il minimo riscontro probatorio in alcun atto processuale, altrimenti si sarebbe di ufficio entrati nell’ambito del reato di caporalato con tutte le misure cautelari del caso) nel venire meno della contropartita all’esborso di denaro “dagli stessi sostenuto” (ovvero solo raccontato in denuncia e mai provato).

Quindi, l’unica verità emersa dalle carte processuali è che la denuncia querela dei genitori del sig. Marco Maffia non ha trovato alcun riscontro ed ha subito la sorte dell’archiviazione, non solo su richiesta del Pm ma anche ed anzi soprattutto all’esito dell’udienza fissata dal Gip.

Detto questo si precisa che i signori Mauriello e Giantomaso hanno già conferito mandato al deducente difensore per procedere penalmente in danno dei responsabili del reato di diffamazione aggravata a mezzo stampa.

Ove confermata la voce del licenziamento irrogato ad nutum dalla Fca si provvederà a rituale impugnativa con ricorso ex art. 700 c.p.c. e nei confronti della Fismic si proporrà ricorso al Collegio dei Probi Viri nei termini di Statuto”.