Coronavirus, giro di importazione di mascherine irregolari: “distribuite anche in Basilicata”. Ecco l’operazione

Continuano le truffe ai danni dei cittadini italiani.

L’ultima, in ordine di tempo, riguarda la vendita di mascherine irregolari che, secondo quanto riporta la testata sardiniapost, coinvolge anche la Basilicata:

“La segnalazione di un farmacista di Cagliari ha permesso di scoprire un giro di importazione di mascherine irregolari distribuite in Sardegna, Lombardia, Lazio, Piemonte e Basilicata“.

A portare a termine l’operazione gli agenti del compartimento della Polizia postale di Cagliari:

“Eseguita oggi l’operazione ‘Mask’ della Polizia postale di Cagliari nei confronti di 3 amministratori di società di Brescia e Salerno per aver venduto false mascherine del tipo FFP2 ad una farmacia di Cagliari.

Gli indagati sono responsabili di frode nell’esercizio del commercio e falsità materiale commessa dal privato in certificati.

L’indagine è partita dopo la segnalazione dei titolari della farmacia che hanno ricevuto una partita di 1.800 mascherine FFP2, acquistate attraverso un agente di commercio, titolare di una società con sede in provincia di Salerno.

I titolari della farmacia hanno avuto sospetti sull’autenticità della documentazione attestante l’idoneità e la conformità del prodotto alle normative vigenti e hanno presentato una denuncia alla Polizia.

Le indagini hanno consentito di accertare che i dispositivi erano stati fabbricati in Cina ed importati in Italia da una società di Brescia che si occupa di commercio all’ingrosso di prodotti medicali.

Gli agenti hanno verificato che sia il certificato sia la dichiarazione attestante la conformità alla normativa italiana erano falsi e, solo apparentemente emessi da una società della provincia di Mantova.

Le perquisizioni nelle sedi delle società di Brescia e Salerno e nei confronti degli amministratori hanno permesso il rintraccio e il sequestro di ulteriori mascherine, nonché di documentazione cartacea e contabile; grazie ai sequestri è stato possibile ricostruire l’iter commerciale delle mascherine.

Dai primi accertamenti risulta che due aziende cinesi hanno fornito all’azienda bresciana la falsa certificazione di conformità.

A supporto degli investigatori anche con la collaborazione dell’OLAF, (Ufficio Europeo per la Lotta Antifrode presso la Commissione europea) per individuare i responsabili della falsificazione documentale”.