Coronavirus Basilicata: dubbi sulla gestione dell’emergenza nelle scuole! Ecco i dettagli

Il Garante dell’infanzia e dell’adolescenza di Basilicata, Vincenzo Giuliano, ha partecipato alla Conferenza Nazionale dei Garanti regionali, riunitasi in data odierna e richiesta dal Garante della Basilicata e della Puglia, per discutere sul tema “Problematiche delle famiglie in cui entrambi i genitori lavorano mentre i figli sono in Dad (didattica a distanza)”.

Nel prendere la parola, il Garante Giuliano ha ribadito:

“C’è l’esigenza di avere indicazioni a riguardo del nuovo decreto emanato nella giornata di ieri dal Governo per dare tranquillità alle famiglie anche in considerazione delle nuove misure di contenimento dei contagi nelle scuole“.

Il Garante, congiuntamente al suo Tavolo Tecnico, ha chiesto la revisione delle misure di quarantena, per salvaguardare la scuola in presenza, ma anche il benessere globale delle famiglie.

La motivazione di questa richiesta del Garante consiste nell’introduzione e promozione della campagna vaccinale per la fascia 5-11, che quindi permette di adottare nuove misure in virtù dell’immunizzazione anche nell’ordine scolastico della Primaria.

Il Garante si è fatto promotore di spot promozionali del vaccino per i più piccoli, ma anche portatore del loro bisogno di maggiore stabilità e serenità per quanto riguarda la presenza a scuola.

Numerose anche le segnalazioni da parte dei genitori che chiedono continuamente supporto all’ufficio del Garante per le diverse problematiche:

  • congedi parentali,
  • ristoro per le famiglie di lavoratori autonomi,
  • interruzioni ripetute,
  • continui tamponi,
  • frequenza o meno di alunni con disabilità, ecc.

Pur riducendo il numero dei giorni di quarantena, e modificando la DAD in DDI (didattica integrata), con presenza dei vaccinati, il decreto non considera diverse variabili.

Il Garante Giuliano ha dunque esposto alcune sollecitazioni:

“Agli alunni per i quali non sia applicabile il regime sanitario di autosorveglianza si applica la quarantena precauzionale della durata di 5 giorni, la cui cessazione consegue all’esito negativo di un test antigenico rapido o molecolare per la rilevazione dell’antigene SARS-CoV-19 e con l’obbligo di indossare per i successivi 5 giorni i dispositivi di protezione delle vie respiratorie di tipo FFP2.

La riammissione in classe dei soggetti in regime di quarantena precauzionale è subordinata alla sola dimostrazione di avere effettuato un test antigenico rapido o molecolare con esito negativo, anche in centri privati a ciò abilitati.

Nella bozza di decreto non è indicato con chiarezza chi sono questi alunni ai quali non sia applicabile il regime di autosorveglianza.

Non sono indicate neanche misure rispetto agli alunni con disabilità, in particolare quelli la cui disabilità rende incompatibile l’uso prolungato o meno della mascherina.

Nessuna indicazione neanche rispetto all’eventuale loro presenza a scuola qualora si attivi DDI (Primaria e Secondaria) o sospensione delle attività scolastiche (Infanzia).

La scuola può acquisire i green pass degli alunni vaccinati per decidere chi resta in presenza e chi va in DDI.

Questo ovviamente pone la scuola in un ruolo di controllo ma anche di contrapposizione alle famiglie, che possono sentirsi ‘controllate’, o peggio ancora, ‘denigrate’, ‘discriminate’.

Ovviamente questi stati d’animo non sono razionali e obiettivi, ma possono generare attriti tra famiglie e scuola.

Sarebbe stato più utile un sistema che fornisse direttamente agli Istituti gli elenchi dei vaccinati, senza porre le condizioni che debba essere la scuola stessa a dover controllare.

Inoltre si pone la questione dei numeri: in alcuni piccoli centri abitati, 5 alunni positivi sono la metà o quasi, dell’intera classe o sezione.

Le situazioni scolastiche in Italia sono molteplici e molto diverse tra loro; abbiamo ad esempio classi da 8-9 alunni contrapposte a classi di 27-29 alunni.

La differenza dei 5 positivi su queste classi è ovviamente notevole: sarebbe stato meglio dunque se il momento di andare in DDI fosse stato espresso in percentuale di casi sulla classe e non in numero definito di alunni.

Alla Secondaria di 1° e 2° livello, invece, i casi di positivi per cui si va in DDI sono scesi da 3 a 2, rispetto alla misura precedente: una riduzione non spiegata né motivata, e peraltro quasi inutile, in quanto alla Secondaria la campagna di vaccinazione è stata molto proficua, con percentuali altissime di vaccinati, ed è iniziata molto tempo prima della campagna vaccinale dei bambini della scuola primaria.

Un passo indietro potenzialmente molto dannoso per questi ragazzi, nei quali la pandemia ha lasciato le tracce più drammatiche sotto il profilo della salute psicologica.

Bisognava equiparare i numeri della scuola Secondaria a quelli della scuola Primaria e dell’Infanzia, invece che ridurli.

Per questi ragazzi, la presenza è di vitale importanza; in questa fascia d’età, gli alunni hanno quasi tutti completato il ciclo vaccinale e non meritano di finire in DDI prima ancora degli alunni più piccoli.

Anche qui si pone la questione dei numeri per classe: alla secondaria, di solito, le classi sono molto numerose: 2 casi sono veramente troppo pochi per mandare gli studenti in DDI.

Ancora una volta, meglio una espressione in percentuale sul numero di alunni per classe.

Altro punto che non è stato tenuto in considerazione nel decreto è la genitorialità.

La gestione delle quarantene, seppur ridotte a 5 giorni, sono comunque di difficile gestione per i genitori lavoratori.

In questi casi, come dev’essere considerato il congedo?

Parentale per i dipendenti e ristoro per gli autonomi?

Sarebbe stato quindi più opportuno un decreto omnicomprensivo, che tenesse conto anche di questi aspetti”.