Con T3 innovazione ed energia, Viggiano: “Basilicata prima regione italiana per produzione di elettricità da fonti rinnovabili”

Il 22 febbraio a partire dalle ore 09:30, presso Casa Cava a Matera, si terrà il workshop dal titolo “Scenari e Tecnologie energetiche per la decarbonizzazione dell’economia”.

L’evento è organizzato dagli Enti di ricerca della Regione e dal Cluster Energia regionale con il supporto di T3 Innovation.

L’appuntamento ha la finalità di illustrare lo stato dell’arte delle tecnologie orientate alla decarbonizzazione della nostra economia e all’efficientamento energetico coinvolgendo attivamente le istituzioni e gli organi di ricerca che si occupano di fonti energetiche sostenibili, energia rinnovabile ed efficienza energetica.

A moderare l’evento il Dott. Donato Viggiano, Direttore Generale del Dipartimento Politiche di Sviluppo, Lavoro, Formazione della Regione Basilicata il quale, intervistato dalla nostra Redazione, ha spiegato i punti cardine dell’appuntamento di Venerdì:

  • L’evento del 22 febbraio si inserisce in un contesto ampio di iniziative e finanziamenti che la Regione Basilicata ha messo in campo sul tema energia: perché è un aspetto così importante per lo sviluppo della nostra regione?

“L’energia è stato un tema centrale delle politiche regionali di questi anni e sarà così anche per il futuro. Gli assi portanti sono stati l’incentivazione del risparmio energetico nel settore residenziale pubblico e privato, l’efficientamento energetico nel sistema produttivo, l’introduzione di fonti energetiche sostitutive.

Voglio citare, solo per fare un esempio, i risultati del bando “efficientamento energetico nelle imprese”, che con contributi pubblici di 27 milioni di euro e investimenti per 65 milioni di euro consentirà un risparmio energetico annuo di circa 14 mila tonnellate equivalenti di petrolio, che corrispondono all’8 per cento del consumo energetico lucano nel settore residenziale.

Gli stessi interventi comporteranno un abbattimento di circa il 2 per cento delle emissioni regionali di CO2 e di altri gas climalteranti. Risparmiare energia nei settori produttivi vuol dire minor impatto sull’ambiente ma anche vantaggio competitivo per le imprese grazie al il minor costo per unità di prodotto.

Il prossimo 22 Febbraio a Matera ci sarà una giornata di confronto dal titolo “SCENARI E TECNOLOGIE ENERGETICHE PER LA DECARBONIZZAZIONE DELL’ECONOMIA”, insieme agli organismi scientifici, alle imprese, al MISE, a RSE, GSE ai Cluster nazionale e regionale dell’energia, facciamo il punto sullo stato dell’arte delle tecnologie delle Rinnovabili, sulla Ricerca di Sistema elettrico, sulle reti di trasmissione e distribuzione, sulle tecnologie di accumulo e su quelle per l’efficienza energetica.

Insomma una sorta di rassegna su quello che già abbiamo disponibile in termini di tecnologie, prodotti e processi energetici, ma anche sugli sviluppi che occorrono per portare a maturità le nuove tecnologie acceleranti la fase di transizione energetica”.

  • L’aspetto dell’innovazione e della tecnologia giocano un ruolo cruciale in questa dinamica: quali sono le tecnologie emergenti con le quali ci dovremo confrontare nell’immediato futuro nel settore energia?

“Il Consiglio Europeo ha fissato obiettivi molto ambiziosi per il periodo 2021-2030 con il pacchetto 2030, prevedendo la riduzione delle emissioni di gas serra del 40 per cento rispetto al 1990, del +32,5 per cento di efficienza energetica sui consumi finali e +32 per cento di rinnovabili.

Non bisogna fare l’errore di considerare questi numeri come un vincolo. Sono obiettivi che mettono in moto un mercato mondiale delle tecnologie energetiche che va dai 40 miliardi di euro del 2018 a 120 miliardi di euro al 2025, con un tasso di crescita annuo del 15%.

Occorre sviluppare cicli combinati più efficienti,-tecnologie di Carbon Capture meno costose, celle a combustibile ingegnerizzabili a basso costo, sistemi di accumulo elettrochimico (per la mobilità) e termico (per calore di processo a basso costo per le imprese), i super-condensatori, i combustibili solari o a basso tenore di carbonio, solo per citarne alcuni”.

  • Le aziende e il mondo della ricerca lucana possono giocare un ruolo in questa prospettiva? In che modo?

“L’Italia è posizionata molto bene nei settori che ho appena citato con le sue imprese della meccanica, dei sistemi di controllo, della elettronica, della produzione di molecole ingegnerizzate, della chimica dei polimeri.

La Basilicata ha eccellenti piccole e medie imprese che già oggi hanno il know-how interno per aggredire il mercato anche attraverso uno sforzo di integrazione sistemica con altre imprese. Ovviamente questo sforzo di posizionamento industriale va sostenuto da un forte contributo della ricerca, che è tanto più importante quanto più i processi e le tecnologie sono lontane dalla maturità di mercato.

Il nostro sistema regionale della ricerca, con C.N.R., E.N.E.A., UNIBAS ha molti punti di accumulo di competenze tecnico-scientifiche spendibili nel settore delle tecnologie energetiche. E’ un sapere che deve essere maggiormente orientato alle applicazioni della ricerca di base e alla ricerca industriale “di ultimo miglio”, che è esattamente la strategia adottata dalla Regione Basilicata e che occorrerà sempre più rafforzare”.

  • Quali sono i gap del sistema produttivo e di ricerca secondo lei?

“Anche in Basilicata sono quelli strutturali e congiunturali presenti nel Paese: imprese di dimensioni molto piccole, a bassa capitalizzazione, con scarsa propensione alla ricerca ma con notevole flessibilità e capacità di adattamento alla domanda di mercato.

La ricerca italiana (e in parte quella lucana) è tra le migliori al mondo, se si considera la produttività specifica dei nostri ricercatori, produce però scarsa brevettazione, è poco finanziata dal sistema pubblico e ancor meno sostenuta dalle imprese ed è ancora limitatamente connessa con il sistema industriale.

La “terapia” messa in atto dalla Regione, che si sta concretizzando in questi mesi, riguarda la creazione dei cosiddetti CLUSTER, una sorta di ecosistema pubblico-privato che vede in un unico “contenitore” le imprese dei settori dell’automotive, dell’aerospazio, della bioeconomia, dell’energia e dell’industria culturale costituirsi in partenariati stabili con una sorta di corto circuito, speriamo virtuoso, tra domanda e offerta di ricerca e innovazione, con gli enti di ricerca e l’Università. Lo scopo è quello di realizzare progetti di ricerca industriale, finanziati dalla Regione, che creino rapidamente valore e nuovi posti di lavoro. 

Altro tema è il potenziamento e l’attualizzazione delle infrastrutture di ricerca (impianti e laboratori) con un impegno di oltre 24 ML. di euro e che vede beneficiari tutti gli attori della ricerca presenti in regione.

Per rispondere all’altro tema posto occorre dire che sul versante imprese va ricordata l’attivazione di una serie di strumenti (PIA, MINIPIA, Voucher per l’Innovazione, Industria 4.0, Impresa Artigiana, piccolo Commercio, Piano di Internazionalizzazione) che mettono in campo un battente di risorse finanziarie prossimo ai 350 ML. di euro.

L’obiettivo, che probabilmente andrà maggiormente collimato in futuro, è quello di intervenire su tutti i fattori di competitività delle imprese: miglioramento e modernizzazione dei processi e del management di impresa, accesso alla innovazione e alle nuove tecnologie, capitalizzazione, aggregazione a rete, potenziamento del marketing e orientamento all’internazionalizzazione, solo per fare qualche esempio”.

  • Siamo la regione con grandi potenzialità energetiche, non solo derivanti da fonti fossili, ma anche rinnovabili. Come può essere gestita strategicamente tale ricchezza senza che diventi solo causa di problemi sociali ed economici che pure sono presenti?

“Per quanto riguarda le fonti energetiche va detto che la Basilicata è una regione per così dire duale: prima regione italiana per produzione pro capite di elettricità da fonti rinnovabili pure e prima per estrazione di fonti fossili.

Sulle rinnovabili che hanno in alcuni casi un grande consumo di suolo e di paesaggio, penso che si siano raggiunti obiettivi consistenti di produttività elettrica e di utilizzo di territorio che saturano ulteriori possibilità insediative. Semmai ora il tema è di sostituzione/efficientamento delle tecnologie implementate per migliorare le prestazioni, ridurre l’impegno di territorio, diminuire l’impatto acustico, ecc..

Sulle fonti fossili, ritengo che mentre vada accelerata la transizione verso fonti e tecnologie sostitutive del fossile, occorre nel frattempo assicurare l’estrazione delle risorse già contrattualizzate negli accordi sottoscritti, vigilando che vengano adottate modalità di gestione e tecnologie che salvaguardino i delicati equilibri ambientali del territorio.

I meccanismi normativi attuali, che prevedono la simmetria tra barili estratti e risorse in entrata (royalties), pur importante per una regione come la nostra, non sembra sufficiente ad assicurare sviluppo duraturo e accettazione sociale.

Ritengo che l’estrazione delle fonti fossili vada invece indissolubilmente correlata a Piani di Sviluppo connotati da grande ricaduta occupazionale, con iniziative industriali aggiuntive degli operatori petroliferi, che guardino ai tanti settori innovativi già presenti nel loro portafoglio industriale, attivate tuttavia in aree geografiche non coinvolte in attività estrattive.

Un modello nuovo che potrebbe assicurare numeri da piena occupazione e occupazione di qualità per i nostri giovani”.

  • Perché è importante partecipare all’evento del 22 febbraio? 

“Come dicevo, l’appuntamento del 22/2 a Matera ha lo scopo di illustrare e discutere lo stato dell’arte delle tecnologie orientate alla decarbonizzazione della nostra economia e all’efficientamento energetico, evidenziando il loro effetto sulla competitività del nostro sistema industriale”.

Di seguito la locandina dell’evento con il programma completo.