Riceviamo e pubblichiamo il Comunicato di Rifondazione Comunista Basilicata.
Scrive Luca Sardone, segretario regionale PRC-SE-Basilicata:
“Martedì 5 Agosto abbiamo partecipato al presidio indetto dall’assemblea lucana NO CPR davanti al CPR di Palazzo San Gervasio per ricordare la morte del giovane Oussama Darkaoui di appena 22 anni, in attesa che attraverso le indagini della Procura di Potenza venga accertata la verità su quanto accaduto ed affinché giustizia sia fatta.
Oussama era arrivato in Italia per inseguire il sogno di una vita migliore e di un guadagno economico che gli avrebbe permesso di aiutare anche i famigliari nel suo paese d’origine, insomma una storia di migrazione che noi italiani conosciamo bene, in particolar modo al sud dove non si ferma l’emorragia di giovani e meno giovani che lasciano il proprio territorio in cerca di lavoro, possibilità di studio, inseguendo lo stesso sogno di una vita degna d’essere chiamata VITA.
Con la sentenza N. 96 del 2025 la Corte costituzionale ha ribadito il concetto che trattenere una persona all’interno di un CPR significa limitare la sua libertà personale e ciò non può avvenire senza che siano garantiti diritti fondamentali, come previsto dall’articolo 13 della Costituzione.
Come vengono trattati i migranti nel CPR ci indigna profondamente ed esprimiamo piena solidarietà a tutti coloro che sono rinchiusi e che si ribellano alle condizioni di detenzione e al fatto stesso che nel CPR ci vai senza aver commesso reato e senza aver subito un processo giudiziario, non sapendo nemmeno quando uscirai, se verrai rimpatriato, se verrai rilasciato, se verrai spostato in un’altro CPR o se verrai trasferito in Carcere perché ritenuto promotore di una protesta come è successo ad uno dei nove uomini arrestati.
Noi ci opponiamo con fermezza a tutto ciò.
Chiediamo la chiusura immediata di tutti i CPR, nel frattempo rinnoviamo l’appello ai parlamentari della Repubblica, ai consiglieri regionali ed alla garante dei detenuti di fare ispezioni all’interno.
Inoltre chiediamo che venga consentito l’accesso al CPR anche alle associazioni che si occupano di migranti, per avere maggiore trasparenza della gestione di questi centri che ricordiamo è affidata a soggetti privati con l’ausilio di una presenza massiccia di forze dell’ordine, per arrivare alla riconversione delle strutture in luoghi di accoglienza e solidarietà, dove ad esempio i lavoratori stagionali in agricoltura possano accedere a servizi igienici e sanitari, dove si possano svolgere attività di orientamento per chi arriva in Italia con l’obiettivo di lavorare e non sa come barcamenarsi nella burocrazia del nostro Paese.
Abbiamo bisogno di strutture aperte.
Riteniamo profondamente giusto mobilitarsi, è un atto di civiltà contro quella che noi riteniamo una barbarie”.