A MELFI L’INCONTRO SU VINCENZO GRANATA DI RIONERO: QUESTO IL SUO RICORDO

L’istituzione scolastica è probabilmente quella che subisce nel corso del tempo più “aggiornamenti” degli altri settori. Dalla riforma gentiliana alla “buona scuola”, vive continuamente le modificazioni che la società impone. Perché se viene elevata a pilastro educativo e formativo delle giovani generazioni, non può dunque sottrarsi all’impegno, spesso gravoso, di saper interpretare i cambiamenti sempre più veloci della società.

Ma non possiamo non considerare coloro che sono stati gli antesignani delle riforme scolastiche e pedagogiche, coloro che sono riusciti ad anticipare i tempi proponendo soluzioni lungimiranti e sorprendenti.

Uno di questi è senza dubbio Vincenzo Maria Granata, nato a Rionero il 1° Marzo 1828 da Benedetto e Raffaella Raiola, celebrato ieri all’incontro organizzato dalla Fidapa Bpw Italy di Melfi presso il centro culturale Nitti.

Un incontro fortemente voluto dalla presidente della Fidapa Lucia Moccia come occasione per presentare al pubblico numeroso il suo libro “Memorie di un insegnante privato“, curato dalla professoressa Marika Paolino, attualmente insegnante presso l’istituto comprensivo “Berardi-Nitti” della città federiciana.

Un lavoro complesso, frutto dell’elaborato di tesi universitaria di 20 anni fa, che ha consentito alla Paolino di definire, con un lavoro pionieristico, la figura ancora a molti sconosciuta di Granata. Come ha detto giustamente Maria Carmela Calice, presidente della casa editrice che ha pubblicato il lavoro:

“Fino a poco tempo fa la Basilicata non aveva una memoria, ecco perché bisogna insegnare ai nostri figli l’importante lavoro di costruzione e trasmissione della memoria. Ed è l’intento di questo libro che restituisce tanti aspetti della vita e del pensiero di Granata”.

La memoria dunque, come veicolo di conoscenza che consente di vivere passato, presente e futuro. Abbiamo chiesto alla professoressa Paolino quanto c’è di Granata in questo libro e quanto ancora c’è da scoprire:

“Il lavoro che ho curato è solo una parte della mia tesi universitaria che ha abbracciato l’intera produzione letteraria di Granata. Qui mi sono concentrata su quella che forse è la sua opera più importante, appunto ‘Memorie di un insegnante privato‘, ma c’è un mondo totalmente inedito che sento di dover condividere con la comunità. È un impegno morale e civico, oltre che culturale, che devo a Rionero e alla Basilicata”.

Con il professore Michele Pinto, già dirigente scolastico, pedagogista, Cavaliere al merito della Repubblica, insegnante, autore di varie pubblicazioni e come lo ha definito la presidente Moccia, assertore della funzione educativa scolastica, è stato intrapreso un vero e proprio viaggio nella memoria di Vincenzo Granata, fattosi prete per volere del padre per ovviare ad una difficile situazione economica.

Prete ma anche educatore e scrittore, e non solo di scritti pedagogici ma anche di versi dialettali che costituiscono un patrimonio della letteratura locale da custodire e valorizzare. Granata si insinua tra due grandi figure di quella che l’antico poeta Orazio definiva la ‘region Vulturis‘: Del Zio e Fortunato. Proprio quest’ultimo spinge affinché le sue Memorie vengano pubblicate. Perché Granata ha individuato con sapienza gli aspetti e i problemi della scuola in un territorio – quello lucano – in cui il tasso di analfabetizzazione tocca un desolante 90%.

Problemi ma anche soluzioni rivoluzionarie per la pedagogia dell’epoca. Granata ha costituito un punto imprescindibile per la costruzione del nuovo sistema educativo italiano. Nelle sue varie pubblicazioni, come gli articoli scritti per la rivista ‘L’educatore lucano‘ pubblicata a Rionero tra il 1881 e il 1883, emerge il profondo intreccio tra educazione e storia, entrambi basati su solidi valori di libertà.

Il recupero di quella perduta nobiltà d’animo e culturale che si respirava nelle classi, attraverso la lezione di Granata, può allora costituire un spunto di riflessione affinché la scuola di oggi non dimentichi le sue radici profonde. Perché una società non può fare a meno della scuola e del suo sistema educativo.

Il lavoro-reportage della professoressa Paolino vuole trasmettere anche questo e ci auguriamo che il restante lavoro da lei svolto possa vedere presto una luce editoriale che ci consentirà di apprezzare appieno la figura di Vincenzo Maria Granata.