Venosa, il Museo Archeologico Nazionale intitolato a Torelli, scomparso all’improvviso: suoi alcuni importanti ritrovamenti sul territorio lucano

Mario Torelli, archeologo, etruscologo di chiara fama, professore universitario e intellettuale geniale, uomo generoso, integerrimo e dai forti valori, amico della nostra regione, ci ha lasciato, all’improvviso.

Grande il dolore ha colpito l’intero l’intero mondo della cultura italiano e straniero.

Così la Direzione Regionale Musei Basilicata:

“I direttori dei musei archeologici della Basilicata insieme alla direttrice regionale Marta Ragozzino e a tutto il personale esprimono profondo cordoglio per la scomparsa del professor Torelli, il cui nome è legato a numerosi studi ed esplorazioni sul territorio lucano; da Lavello (PZ), a Policoro (MT), con gli scavi all’interno della colonia di Herakleia, sino a Banzi (PZ) dove il suo nome è legato a due importanti ritrovamenti: il secondo frammento della Tabula Bantina e l’Auguraculum.

Ma anche a Venosa (PZ) e agli studi sulla città romana.

Ed è per questi motivi che all’unisono, d’accordo con il Direttore generale musei Massimo Osanna, allievo del professore, è stata proposta e condivisa da tutti l’idea di intitolare al grande maestro il Museo Archeologico Nazionale di Venosa, in corso di allestimento e di prossima apertura. Siamo certi, ne sarà felice”.

Questo l’addio dell’Amministrazione di Banzi (PZ):

“La scomparsa di Mario Torelli, insigne archeologo, rattrista ed addolora la comunità di Banzi (PZ), che per i suoi alti meriti scientifici e per la scoperta nel 1965 del ‘templum augurale’ dell’antica Bantia, gli aveva conferito nel 2006 la cittadinanza onoraria.

Mario Torelli riteneva, lo aveva detto in una sua intervista di alcuni anni fa, che la scoperta fatta a Banzi fosse fra quelle che gli aveva dato maggiori soddisfazioni ed una di quelle più importanti.

Era il 1963 ed un giovanissimo Mario Torelli, incaricato dall’Accademia Prussiana delle Scienze di raccogliere e catalogare epigrafi antiche fra Basilicata e Puglia, su consiglio del Soprintendente Adamesteanu venne a Banzi per decifrare quattro cippi cilindrici con scritte in latino ed abbreviazioni incomprensibili, venuti alla luce durante lo scavo delle fondamenta del costruendo asilo infantile.

Nel 1965 dopo aver recuperato altri due cippi egli si rese conto di cosa potessero rappresentare.

Rientrando in auto da Banzi gli venne in mente di un lemma contenuto in un’opera del grammatico romano Sesto Pompeo Festo sul significato delle parole (‘De verborum significatione‘ con dati sulla società e la religione) e capì che ai sei cippi rinvenuti, disposti su due lati, mancava un terzo lato con altri tre cippi.

Ritornò a Banzi e proseguì con lo scavo trovando quello che si attendeva: i restanti tre cippi sui quali erano incise le tre parole augurali che completavano quel ‘templum‘, unico al mondo, del quale non esistevano altri esempi documentati o rinvenuti, un ‘auguraculum‘ che a Banzi fu presente nei primi secoli avanti Cristo.

Questo tempio all’aperto, attestato solo in antiche fonti, usato dai sacerdoti per predire il futuro osservando il volo degli uccelli, a Banzi finalmente si concretizzava in uno spazio di terra nel quale erano infissi dei cippi di pietra sulla sommità dei quali, oltre ai nomi delle divinità del Sole, di Giove e quella indigena di Flus, apparivano formule abbreviate di buono o di cattivo augurio.

Banzi non potrà mai dimenticare lo scopritore della sua testimonianza archeologica più importante e significativa, venuta alla luce nello spazio che circonda il monumento che ne tramanda i fasti storici, la Badia benedettina e la Chiesa di Santa Maria, entrambe sorte su quello che fu il centro sociale e religioso dell’antica città preromana e romana di Bantia, alla quale ‘l’auguraculum‘ appartiene.

Consapevole di questo, il Sindaco di Banzi Pasquale Caffio, l’Amministrazione comunale e la comunità bantina onoreranno degnamente Mario Torelli ricordandone la figura e l’opera, mentre porgono con affetto le proprie condoglianze per la sua perdita”.

Ci stringiamo al dolore della famiglia.