Rientra in Basilicata dalla Lombardia e chiede il tampone: “Per colpa dei soliti disservizi non potrò tornare al lavoro!”. Ecco la testimonianza

Ancora ritardi nell’esecuzione dei tamponi.

L’emergenza Coronavirus ha messo a dura prova non solo il sistema sanitario regionale, ma anche i cittadini.

È il caso di C. M. di Potenza, la quale, alla nostra Redazione, racconta:

“Salve,

Volevo fare una ennesima segnalazione sui ritardi e disservizi del sistema sanitario locale nel prendere in carico la richiesta di tampone.

Scrivo quindi a voi perché so che sono in tanti nella mia situazione di attesa, che non ricevono informazioni adeguate, ma solo rimpalli di responsabilità.

Riassumo quindi brevemente ciò che mi è accaduto.

Martedì 19 faccio rientro presso il mio indirizzo di residenza (come consentito dall’ordinanza) per motivi familiari urgenti e strettamente personali, provengo dalla Lombardia.

Comunico immediatamente la mia presenza al numero verde preposto (richiedendo il tampone) che mi comunica, senza mezzi termini, che c’è la possibilità di fare tutta la quarantena senza ricevere il tampone, in quanto non riescono a stare dietro alle richieste.

Non avendo ricevuto altre informazioni, Giovedì chiamo l’ufficio Igiene Epidemologica per capire come devo comportarmi in attesa del tampone, dato che sono conviventi con me familiari molto anziani.

Qui non mi danno indicazioni ma mi comunicano che l’operatore del numero verde ha registrato la mia presenza dal giorno Mercoledì 20 e non dal Martedì 19, con conseguente allungamento della quarantena di 1 g.

Richiamo il numero verde e, dopo essere stata contattata dal responsabile, mi rassicurano sul fatto che la registrazione è stata svolta regolarmente e che l’Ufficio Igiene ha sbagliato a interpretare la mia registrazione nel sistema.

Oggi, Lunedì 25, ricevo dalla mia azienda la bella notizia che da giugno riprenderemo a lavorare regolarmente (sono tuttora in cassa integrazione) e quindi il 1 Giugno devo essere fisicamente in ufficio.

Dato che non ho avuto notizie sul tampone e che la mia quarantena terminerebbe il 2, richiamo l’ufficio Igiene per assicurarmi che questo tampone mi venga fatto in tempo e per chiedere informazioni su come dovrò gestire un eventuale mio ritorno in Lombardia il 31 maggio, visto che, se il tampone non verrà eseguito, sarò ancora in quarantena.

Loro mi dicono di chiamare la Prefettura per farmi rilasciare una autorizzazione, ma qui mi rispondono che non hanno competenza in questo senso e che qualsiasi autorizzazione deve essere rilasciata dall’autorità sanitaria; si rendono quindi disponibili ad essere contattati dell’ufficio Igiene per spiegare il tutto, evitando di continuare a dare informazioni sbagliate.

Richiamo l’ufficio Igiene per comunicare tutto ciò e l’operatore, rifiutandosi di parlare con la Prefettura al quale lui stesso mi aveva rimbalzato poco prima, per tutta risposta mi dice che avrei dovuto prevedere la fine della cassa integrazione (come mi chiedo?) e che, se fossi stata più previdente, avrei dovuto evitare di tornare in Basilicata a fare le ferie.

Io ora mi chiedo, può un soggetto che sta rappresentando l’autorità sanitaria in un periodo di emergenza, senza sapere nulla di me e delle mie motivazioni, dare una risposta del genere, presupponendo con arroganza che la mia necessità di tornare nella mia terra sia stata solo un capriccio per ‘farmi le ferie’?

Dato che questa persona è l’unica che interloquisce con i cittadini direttamente (perché guai a chiedere contatti di qualche responsabile, sembrano tutti Dio scesi in terra!), in una situazione difficile per tutti, ha il diritto di rispondere in questo modo a una semplice richiesta di informazioni e ha il diritto di non dare delucidazioni ulteriori?

Io credo che tutto si possa risolvere per il meglio se ci si dotasse di personale competente e disponibile; se si evitassero continui e, ormai da noi ben noti, rimpalli di responsabilità, facendo perdere tempo e pazienza con 10 telefonate senza avere risposte; se, oltre a imporre la quarantena e ‘consigliare’ i tamponi, venissero fatti davvero questi tamponi, per la salvaguardia di tutti, e anche in breve tempo, d’altronde qui in Basilicata (per fortuna o purtroppo) siamo rimasti in pochi e i numeri sono gestibili.

È inutile alimentare polemiche sterili sui rientri, supponendo che tornare sia frutto solo di ‘voglia di ferie’, perché ognuno torna per delle motivazioni strettamente personali; il vero problema è che i tamponi non vengono fatti nei tempi e ciò è a discapito dell’intera comunità, non solo di chi è in quarantena (dato che i familiari conviventi potrebbero portare il virus in giro liberamente!).

E comunque, il succo di questa storia è che per colpa dei soliti ritardi e disservizi io non potrò tornare a lavoro il 1 Giugno!

Vi ringrazio nel caso voleste segnalare ai lettori anche il mio caso”.

Cosa ne pensate?