Prezzo caffè verso massimo storico: queste le ultime notizie

Lo scorso mese gli esperti del settore hanno lanciato l’allarme sui prezzi della tazzina di caffè al bar.

L’aumento, addirittura sopra la soglia psicologica dei 2 euro a tazzina, è dovuto a una serie di fattori tra cui gli effetti dei dazi e i danni alle produzioni causati dai cambiamenti climatici.

Così da inizio agosto come riporta quifinanza i prezzi del caffè Arabica e Robusta continuano ad aumentare, arrivando rispettivamente a punte di +50% e +40%.

Come spiegano gli esperti, è ormai da quattro anni che la produzione globale non riesce a tenere il passo con i consumi e le scorte di caffè continuano a ridursi.

Quella del 2025 doveva essere l’annata per un nuovo accumulo di scorte, così da calmierare i prezzi al consumatore.

Ma tra rinnovate preoccupazioni meteorologiche e i dazi statunitensi, il mercato è nuovamente in una fase di volatilità in cui si rischiano nuovi picchi di prezzo.

C’è il rischio concreto di arrivare a un nuovo picco di prezzo come nel febbraio 2025.

Le motivazioni sono tante e purtroppo non nuove.

Si ripetono infatti, senza una soluzione, i problemi già emersi ad agosto.

Filippo Roda, analista di materie prime dell’agrifood per Areté, aveva già spiegato come gran parte dell’incertezza sia legata soprattutto ai nuovi dazi.

Neanche la debolezza del dollaro, consolidata col taglio dei tassi di giovedì scorso, riesce a restituire un mercato più stabile.

Al momento Donald Trump sembra distratto da altro e la lotta a dazio e al contro-dazio del Brasile non sembra ancora concretizzarsi in una reale ritorsione.

Questo vuol dire che i dazi per il Brasile restano ancora al 50%, anche se si parlava di una riduzione al 25%.

In ogni caso, secondo quanto stimato, anche solo l‘aumento dell’1% dei prezzi della materia prima si rifletterebbe in un incremento dello 0,25% del prezzo della tazzina.

Per questo il Brasile aveva iniziato a guardarsi intorno, scavalcando il mercato statunitense.

Si inizia a guardare all’Europa o alla Cina, ma per entrambi i settori andrebbe aumentata la produzione.

Nel lungo periodo sono gli effetti del cambiamento climatico a danneggiare la produzione di caffè di diverse tipologie, dall’Arabica alla Robusta.

Ne risentono Paesi come il Brasile, che produce il 40% dell’arabica mondiale e il 30% della varietà robusta, ma anche la Colombia si trova in una situazione simile.

In entrambi i casi, tra costi energetici, prezzi della logistica, inflazione, costi aggiuntivi, normative europee contro la deforestazione, dazi ed eventi meteorologici estremi, la produzione ne ha risentito.

Come spiega Enrica Gentile, ad di Areté, sono quattro anni che la produzione globale non tiene il passo con i consumi e le scorte di caffè si stanno riducendo, aumentando di conseguenza il prezzo.

Anche il 2025 è previsto con una produzione al ribasso, stimata intorno almeno al -6%.

Il risultato è esplosivo, come la reazione di fronte ai 2 euro per una tazzina in un bar.

Lo scorso agosto era stato calcolato il prezzo in tazzina al netto di tutte queste dinamiche geopolitiche e climatiche.

A mantenere il prezzo basso poche città, da Catanzaro a Benevento, mentre secondo le previsioni di Unimpresa nelle grandi città il prezzo si avviava a raggiungere o superare i 2 euro a tazzina per la sola materia prima.

Da questo calcolo vengono escluse tutte quelle dinamiche di mercato, di posizionamento del locale o di servizio al tavolo.