“Papà, contadino, ricevette la chiamata alle armi. Ricordo quel giorno come fosse oggi”: ecco la storia di un soldato del Vulture tornato a casa

Ieri, Domenica 3 Novembre, con un giorno di anticipo rispetto alla data ufficiale, si sono tenute a Forenza le celebrazioni del Giorno dell’Unità Nazionale e della Festa delle Forze Armate.

L’Amministrazione Comunale ha preso questa decisione:

“per favorire la massima partecipazione popolare, in quanto, al pari dello scorso anno, quando si è celebrato il Centenario dalla Fine della Prima Guerra Mondiale, anche quest’anno, per noi Forenzesi, la Commemorazione dei Caduti di tutte le Guerre acquista un particolare significato.

Forenza riabbraccerà un proprio concittadino, il soldato PASQUALE PIETRAGALLA, che, morto durante la Seconda Guerra Mondiale, dopo aver giaciuto da sempre in terra straniera, grazie ad alcuni familiari, fa ritorno a casa, alla terra natia.

La cerimonia di rientro delle spoglie, con tutti gli onori religiosi, militari e civili, verterà su due momenti importanti: la Santa Messa delle ore 11:30 presso la Chiesa di San Nicola e, a seguire, la cerimonia commemorativa in Piazza Regina Margherita, ai piedi del Monumento che Forenza ha eretto in memoria dei suoi Caduti.

La cerimonia tutta vedrà la partecipazione, tra gli altri, del Comandante del C.M.E. (Comando Militare Esercito) di Basilicata, Colonnello Lucio DI BIASIO.

Tutti sono invitati a partecipare.

Inoltre, considerata la particolarità della giornata, chi ne ha la possibilità è invitato ad esporre il Tricolore dal proprio balcone e/o dalla propria finestra”.

Ecco le parole di una figlia che, nel 2016, alla veneranda età di 84 anni, decise di ritornare con la mente al 1943, quando di anni ne aveva 11, per condividere con “dimenticati di stato.com” l’amato ricordo del padre caduto:

“Papà era un contadino e, nella quiete di quella che poteva essere una normale famiglia contadina, ricevette la chiamata alle armi. Ricordo quel giorno come se fosse oggi, l’8 dicembre 1942.

Partirono per la guerra lui e un altro ragazzo, non ricordo chi fosse. Faceva freddo, era inverno, partirono a piedi da Forenza per Palazzo San Gervasio e andarono a prendere il treno, lì c’era la stazione più vicina.

Per un anno non ricevemmo notizie.

Tornò a Forenza nel 1943, non ricordo né il giorno ne il mese, aveva avuto una licenza premio di quindici giorni.

Eravamo in casa io, mamma e mia sorella nata da poco (la mamma di chi scrive), si aprì la mezza porta e nella luce che entrava da quell’unica apertura entrò un uomo alto, sporco in viso, era il mio papà. Posò a terra lo zaino e mi abbracciò, gli dissi: perché hai il viso sporco?

Il fumo del treno, mi rispose.

Prese in braccio mia sorella e la baciò, non l’aveva mai vista, era nata in sua assenza, mamma era incinta quando lui partì. Posò mia sorella nella culla e abbraccio mamma.

Nei giorni seguenti dissi a papà: ‘non partire più, scappa nel bosco, nasconditi, ti porteremo noi da mangiare’. Lui mi disse: ‘ho avuto una licenza premio, non sono un disertore, a giorni ci sarà l’armistizio’.

Passarono i 15 giorni e ripartì, mi disse per il Monte Rosa.

Scrisse solo due lettere, poi non avemmo più notizie.

Non ricordo l’anno, vennero 2 carabinieri a casa e dissero a mamma di salire in caserma per una comunicazione.

Mamma mi disse: ‘resta a casa con tua sorella’, ma io le dissi di no. Andammo così tutte e tre in caserma.

Ricordo che c’era una stanza grande e c’erano le finestre aperte che davano sulla piazza.

Un carabiniere chiuse le finestre e prese dalle braccia di mamma mia sorella.

Mamma fu chiamata in una stanza, la sentii urlare e piangere per la disperazione, capii subito che papà non sarebbe più tornato”.

Di seguito alcune foto che immortalano autorità, figli e nipoti attorno al soldato Pasquale.