“La Basilicata resiste alla crisi pandemica ma pesano emigrazione, invecchiamento e scarsa capacità di programmazione”. Ecco il report

La Basilicata si conferma una regione che resiste pur dentro un quadro di persistente fragilità.

Questo in sintesi il profilo dell’economia lucana tracciato dal centro studi della Cisl Basilicata in un report curato dalla segretaria regionale Luana Franchini.

Lo studio prende a riferimento gli open data del Mef sui redditi del 2020 – in piena pandemia – comparati a quelli del 2019:

“Lo scorso anno avevamo definito la reazione della Basilicata alla pandemia come la resistenza della fragilità, infatti, pur in presenza di un sistema economico e sociale fragile, la Basilicata ha mostrato di fronte ad un evento traumatico un comportamento resistente, a dispetto della sua debolezza.

Questa resistenza preannunciata l’anno scorso si è oggi concretizzata attraverso alcuni dati significativi.

Elaborando gli open data sulle dichiarazioni 2021 dei redditi 2020, comparati con i redditi del 2019 (tab. 1 e tab. 2), emerge una sostanziale invarianza dei redditi, anzi un piccolo incremento, pari allo 0,78 %, dovuto all’incremento dei redditi in provincia di Potenza (+0,92%).

In Basilicata non c’è stata dunque una feroce caduta del reddito come nel Nord Italia, maggiormente legato al settore turismo, fiere e cultura”.

Nel report del centro studi si legge che:

“è un dato consolidato il fatto che la crisi generata dalla pandemia da Covid-19 ha messo a dura prova tutti i comparti produttivi del paese, con una eterogeneità territoriale.

In particolare, l’impatto è stato meno acuto al Mezzogiorno, dove il Pil nel 2020 (ultimo dato disponibile per i conti territoriali) è diminuito dell’8,6%, mentre le zone che hanno avuto una maggiore caduta dell’attività, in base ai dati Istat 2021, sono state il Nord-Est (-9,2%) e il Nord-Ovest (-9%)”.

Secondo il centro studi della Cisl Basilicata:

“questa tendenza ad un sostanziale mantenimento dell’esistente del sistema produttivo lucano è confermata anche dall’indagine Istat sui sistemi produttivi che classifica le unità produttive in quattro categorie di rischio (alto, medio-alto, medio-basso e basso), analizzando la dinamica del fatturato, i rischi operativi e la sostenibilità.

Secondo questa tassonomia, a fine 2021 in Basilicata la quota di imprese e di addetti a rischio si è notevolmente ridotta rispetto a un anno prima (tab. 3).

La pandemia in Basilicata non ha preso le forme di uno tsunami, tuttavia per la Basilicata il vero tsunami è prodotto giorno dopo giorno dall’emigrazione, dall’invecchiamento e dalla scarsissima capacità di programmazione della Regione Basilicata.

Rispetto al sistema produttivo – si legge ancora nel rapporto – il tema adesso è andare oltre la stasi e la conservazione dell’esistente, puntando a migliorare le condizioni di lavoro attuali attraverso una contrattazione territoriale di secondo livello che è assolutamente da affermare nel nostro territorio, considerando che nel Mezzogiorno si realizza soltanto il 6% degli accordi di contrattazione territoriale di secondo livello che avvengono in Italia.

Ricordiamo che le retribuzioni orarie mediane più basse si osservano per i rapporti di lavoro di imprese localizzate nelle regioni del Sud (10,25 euro), mentre il valore più elevato si registra in quelle del Nord-Ovest (11,91 euro), con un differenziale retributivo pari al 16,2% (dati Istat)”.

Per il segretario generale della Cisl Basilicata, Vincenzo Cavallo:

“occorre incrementare i salari con la contrattazione sindacale di secondo livello anche attraverso accordi di welfare aziendale e territoriale.

In questo è importante anche il ruolo della Regione Basilicata che può e deve, attraverso le risorse del Fondo Sociale Europeo e del PNRR, sostenere politiche di welfare aziendale, soprattutto delle piccole imprese con meno di 10 dipendenti, scala dimensionale che caratterizza il sistema produttivo lucano.

È utile ricordare che l’approccio del PNRR richiede di ripiegarsi a tradurre i bisogni della popolazione in servizi e progetti.

In tal senso, la popolazione lucana e le comunità che vivono nei diversi territori non fanno mancare idee e proposte: ascoltiamoli, mettiamoci al loro servizio, sosteniamo le loro energie.

Questo è il compito della macchina amministrativa e delle parti sociali: sostenere e rafforzare le capacità che le comunità esprimono“.

I dettagli.