Italia, Luce e gas: “Aumenti senza precedenti nella storia”! Nuovo decreto in arrivo

Ieri a Palazzo Chigi c’è stata una lunga riunione fra i tecnici di Tesoro, Sviluppo economico e Transizione ecologica per mettere a punto un decreto da approvare già questa settimana, probabilmente Giovedì.

Il decreto avrà un unico focus: “l’aumento esponenziale del prezzo dell’energia”.

Come conferma Stefano Basseghini, presidente di Arera, l’autorità di regolazione dei prezzi energetici:

“Questi sono aumenti senza precedenti nella storia”.

Il quadro non è definitivo, come l’entità del decreto che potrebbe anche contemplare il rilancio della produzione nazionale di gas.

In realtà erano stati già stanziati 3,8 miliardi con la Legge di Bilancio, ma gli ultimi aumenti annunciati dall’ARERA hanno imposto un altro sforzo.

Il nuovo intervento potrebbe rendere la forma di un taglio dell’IVA e degli oneri di sistema, come già fatto in autunno, oppure si è parlato dell’imposizione di un contributo di solidarietà sulle società energetiche.

Anche il, Premier Mario Draghi aveva tuonato contro chi ha guadagnato da questi aumenti.

Un allarme è stato lanciato da Confindustria, secondo cui:

“il caro energia mette a serio repentaglio il patrimonio industriale del Paese.

Sollecitiamo con urgenza la ricerca di soluzioni a difesa del sistema industriale oggi a rischio”.

L’impennata della quotazione del gas si è rapidamente trasferita sul prezzo dell’energia elettrica, facendo lievitare i costi energetici delle imprese industriali a 37 miliardi previsti per il 2022 dagli 8 miliardi del 2019.

Sostiene il Centro Studi dell’associazione di Viale dell’Astronomia:

Un livello insostenibile per le imprese italiane, che minaccia chiusure di molte aziende in assenza di interventi efficaci.

Il prezzo dell’elettricità è più alto che in Francia e altri paesi europei”.

Preoccupazione è stata espressa anche dalla CGIA di Mestre, che rappresenta le PMI e l’artigianato, la quale ha denunciato che “il nostro Paese non è a misura di piccole imprese” e che le piccole imprese sono “ingiustificatamente discriminate” nonostante rappresentino oltre il 99% delle aziende presenti in Italia e diano lavoro ad oltre il 60% degli addetti del settore privato.