Immigrazione: a Lavello e Rionero si chiede di “Sospendere procedure che intaccano i diritti fondamentali”

Il circolo di Mdp Rionero rivolge al Sindaco Luigi Di toro queste parole:

“Caro Sindaco, avrai letto della resistenza opposta da un gruppo sempre più numeroso di sindaci alla disumanità dilagante.

Azioni del genere hanno una grande importanza perché contribuiscono a curare le ferite che una folle propaganda scava quotidianamente nelle nostre comunità.

Capisci bene che in una fase del genere anche qui da noi è importante potersi sentire parte di una comunità che pone la tutela dei diritti universali sopra ogni cosa.

Sarebbe un buon inizio di anno, oltre che un motivo di orgoglio per tutti.

Fai anche tu, Sindaco, la stessa ordinanza, facci sentire a casa”.

L’ordinanza, a cui ci si riferisce nell’appello, è quella messa in atto dal Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, per gestire la situazione di alcuni stranieri coinvolti nell’applicazione della legge 132/2018.

Questa la lettera inviata dal Primo Cittadino di Palermo al funzionario dell’anagrafe locale:

“Al Sig. Capo Area Servizi al Cittadino SEDE

OGGETTO: Procedure per residenza anagrafica degli stranieri.

Nella mia qualità di Sindaco della Città di Palermo, da sempre luogo di solidarietà e di impegno in favore dei diritti umani, in coerenza con posizioni assunte e atti deliberativi adottati da parte di questa Amministrazione comunale, che considera prioritario il riconoscimento dei diritti umani per tutti coloro che comunque risiedono nella nostra città, Le sottopongo una richiesta di ponderazione e una precisa indicazione riguardo alla Legge 132/2018.

Tale impianto normativo continua a suscitate riflessioni, polemiche e allarmi diffusi anche a livello internazionale per il rischio di violazione dei diritti umani in caso di errata applicazione, con grave pericolo di violazione anche della legge umanitaria internazionale.

A tal proposito si richiama la nostra Carta costituzionale (mi piace qui ricordare che quest’anno si è celebrato il 70° anniversario della entrata in vigore) con particolare riferimento all’art. 2 (laddove il rifiuto di residenza anagrafica limita il soggetto nell’esercizio della partecipazione alle formazioni sociali); all’art. 14 (laddove l’inviolabilità del domicilio verrebbe incisa da un provvedimento negativo in materia anagrafica); all’art. 16 (laddove la libertà di movimento verrebbe condizionata, se non addirittura disumanamente compressa, in caso di incisione del diritto di residenza oltre ogni ragionevole protezione di altri interessi pubblici eventualmente concorrenti); all’art. 32 (laddove il diritto alla salute potrebbe essere meno garantito in ragione della differente area di residenza anagrafica, o peggio, della mancanza assoluta di residenzialità formale).

Non solo: è la giurisprudenza stessa della Corte Costituzionale che da sempre afferma e statuisce “che lo straniero è anche titolare di tutti i diritti fondamentali che la Costituzione riconosce spettanti alla persona (…) In particolare, per quanto qui interessa, ciò comporta il rispetto, da parte del legislatore, del canone della ragionevolezza, espressione del principio di eguaglianza, che, in linea generale, informa il godimento di tutte le posizioni soggettive” (Sentenza n. 148/2008; si vedano altresì le sentenze n. 203/1997, n. 252/2001, n. 432/2005, n. 324/2006).

Ebbene, al fine di evitare applicazioni ultronee delle nuove norme, che possano pregiudicare proprio l’attuazione di quei diritti ai quali lo scrivente responsabilmente faceva riferimento e ossequio, Le conferisco mandato di approfondire, nella Sua qualità di Capo Area dei Servizi al Cittadino, tutti i profili giuridici anagrafici derivanti dall’applicazione della citata L.132/2018 e, nelle more di tale approfondimento, impartisco la disposizione di SOSPENDERE, per gli stranieri eventualmente coinvolti dalla controversa applicazione della legge 132/2018, qualunque procedura che possa intaccare i diritti fondamentali della persona con particolare, ma non esclusivo, rifermento alle procedure di iscrizione della residenza anagrafica”.

Anche l’Anpi di Lavello vuole venga fatto lo stesso e, in un documento formale (sostenuto anche dalla stessa Cgil Basilicata, A’ssud Associazione Culturale, Osservatorio Migranti Basilicata e Pd Lavello A.R. Carretta) indirizzato al Sindaco Sabino Altobello, chiede:

“di adottare gli atti idonei a contrastare il provvedimento del governo.

Non chiediamo un atto di disobbedienza civile o di obiezione di coscienza, ma la semplice applicazione dei diritti costituzionali che sono garantiti a tutti coloro che vivono nel nostro Paese.

Colgano il sindaco e l’amministrazione comunale l’occasione per dimostrare che la nostra città ha una visione e una cultura tesa ad essere esempio di solidarietà e integrazione attraverso il messaggio che, per la nostra comunità, esistono prima gli esseri umani e dopo, se e quando prevista, la propaganda elettorale”.