Basilicata, cancellata un’intera generazione con 65 bambini che persero la vita in una chiesa lucana nel terremoto del 1980. Ecco il ricordo

A 40 anni dal terremoto Balvano (Potenza) non è più lo stesso: è scomparsa un’intera generazione.

I sopravvissuti al terremoto del 23 Novembre 1980 ancora oggi piangono le 77 vittime, 65 delle quali bambini che alle ore 19:34 quando la terra tremò per un minuto e 20 secondi, si trovavano nella chiesa di S. Maria Assunta, che crollò interamente.

Quella sera la chiesa era affollata da 400 fedeli perché c’erano i padri Predicatori.

Solo chi ha vissuto l’incubo del terremoto può farsi carico di una simile sofferenza, mentre noi possiamo solamente assistere come spettatori passivi di una strage naturale che continua a mietere vittime la cui foto ci viene offerta ogni giorno dai media.

I cittadini di Balvano continuano a sostenere che dopo questa tragedia nulla è più come prima ed i sopravvissuti sono costretti a convivere non solo col peso di quelle immagini strazianti incancellabili dalla mente, ma anche con tutti i traumi che il sisma gli ha provocato.

L’allora sindaco e medico del paese, Ezio Di Carlo, ritenuto la principale memoria storica del terremoto a Balvano, in alcune interviste rilasciate tanti anni dopo il disastro, ha dichiarato:

“Il terremoto lo stiamo pagando ancora oggi.

10 persone su 100 hanno disturbi ansiosi e depressivi molto gravi, e ci sono anche casi di psicosi depressive e schizofreniche.

L’uso di psicofarmaci è aumentato molto, dopo il terremoto.

Un ragazzo, che all’epoca sembrava sereno e che giocava con i pompieri e con i soldati, è entrato in una depressione grave solo molti anni dopo.

I danni di un terremoto si vedono soprattutto nel tempo”.

Lo stesso Di Carlo scrisse durante i giorni del terremoto, una poesia pubblicata sul “Corriere della sera” e sul “New York Times”:

“Nell’aria immobile del primo inverno,

freddo livore di luce,

ombre lunghe di luna piena,

sussulti improvvisi di terra impazzita,

pietre di morte sulla mia gente”.

Oggi a 40 anni dal disastro le pietre assassine sono state rimosse ed il paese è stato ricostruito, ma il ricordo di quelle giovani vite spezzate strappate dalle braccia dei loro cari troppo presto non potrà mai essere cancellato