A MELFI SI SONO RICORDATE LE FIGURE DI ALDO MORO E PEPPINO IMPASTATO NELL’ANNIVERSARIO DELLA LORO UCCISIONE!

 

Questa sera, presso il Salone dell’Immacolata del Convento di Sant’Antonio di Melfi, si è tenuto il confronto-dibattito dedicato a due figure della storia del ‘900 italiano, Peppino Impastato e Aldo Moro, entrambi uccisi il 9 Maggio 1978.

L’evento, organizzato dall’Associazione turistico culturale “Le Terre di Federico”, da Radio Kolbe e dal movimento “Melfi Popolare”, ha richiamato numerosi cittadini e rappresentanti delle istituzioni ad un momento di riflessione e di conoscenza delle due figure barbaramente assassinate in anni difficili della storia della Repubblica italiana.

Il vescovo di Melfi, monsignor Gianfranco Todisco, nella sua introduzione ai lavori ha ricordato:

“Aldo Moro era un cristiano, ma un cristiano aperto a tutti, e ciò che lo accomuna a Peppino Impastato è il sacrificio che entrambi hanno sostenuto per lasciare un’eredità alle generazioni successive”.

Il sindaco di Melfi, Livio Valvano, li ha definiti:

“Dei martiri civili, Impastato perché combatteva la mafia nel modo più forte possibile, tra le mura di casa sua; Moro per aver avviato un processo di democratizzazione in un momento difficile per il Paese. Entrambi avevano a cuore la legalità e la libertà dei cittadini”.

Tra i relatori, l’avvocato Pierluigi Lapolla, consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Potenza, che si è soffermato sulla vita di Peppino Impastato ricordando:

“La sua semplicità che permette a ciascuno di noi di essere Peppino Impastato”.

Una lettura storico-giudiziaria è stata fatta dal Tenente Colonnello dei Carabinieri, Mario Tusa, che ha ricordato le profonde differenze dei due personaggi, ma accomunati da un profondo senso di altruismo.

Direttamente dal Vaticano l’avvocato Nicola Giampaolo, postulatore del processo di beatificazione di Aldo Moro, che prima di introdurre la figura dello statista, ha anche dato l’annuncio dell’avvio dello stesso processo per Salvo D’Acquisto.

Giampaolo ha spiegato come funziona il processo di beatificazione, soffermandosi sul caso Moro che era:

“Una persona che nella vita terrena odorava di santità; egli è stato un martire e per questo non è necessario un miracolo che possa fare di lui un beato, anche se il miracolo è effettivamente avvenuto, come dimostra il caso del cardinale Colasuonno”.

Il dibattito si è poi concluso con l’intervento dell consigliere regionale Aurelio Pace, che ha sottolineato il valore della legalità, un valore importante tanto ieri quanto oggi.