A Venosa intrecci di fili rossi per dire no alla violenza! I dettagli

L’Associazione Familiari Antistigma Alda Merini in collaborazione con le comunità psichiatriche di Genzano di Lucania, Maschito, Ripacandida dell’Auxilium, la casa famiglia Il Cerchio Magico, nella giornata del 25 novembre a Venosa dal quartiere dei vicolo degli angeli ricorderanno le vittime di violenza dell’anno 2025: un momento di riflessione collettiva e creativa a cui partecipano cittadini e le varie associazioni del territorio (Unitre, Avo, Etra. ArteDanza Basilicata,laboratorio + Sicura, Sportello Donna Mariange LaLatorre, Fidapa , Cif) sensibili al tema della violenza di genere con la partecipazione anche degli studenti del Liceo artistico di Melfi e con artisti e scrittori lucani (per dire no alla violenza di genere).

L’evento è stato patrocinato dalla Consigliera Regionale di Parità della Basilicata l’avvocata Ivana Pipponzi e dal Comune di Venosa.

L’evento prevede, come fanno sapere gli organizatori:

“l’installazione artistica di centinaia di fili rossi simbolo di legami, impegno e di comunità:

  • Perché vogliamo alzare il livello di attenzione sul grave fenomeno della violenza contro le donne con un’azione collettiva e creativa.
  • Perché il femminicidio è solo la punta dell’iceberg, tante sono le forme di violenza che vivono ogni giorno le donne.
  • Perché non tutte possono urlare la propria rabbia e disperazione ma insieme possiamo agire.
  • Perché è importante ricostruire relazioni tra donne.
  • Perché il patriarcato ci vuole sole e isolate e allora noi tessiamo fili rossi che ci tengono unite.
  • Perché tessere è la nostra arte: da sempre intrecciamo trame, annodiamo fili, cuciamo orli e margini.
  • Perché cucire e rammendare significa anche recuperare e riparare le nostre vite, il mondo in cui viviamo, l’ambiente che è intorno a noi.
  • Perché i nostri non sono lavoretti ma sono lavori preziosi e necessari.
  • Perché l’Opera di ogni donna dà forza a tutte.

Un progetto di impatto visivo di fili intrecciati e liberi come una esperienza immersiva tra realtà vera e onirica dove lo spazio e emozione si intrecciano con l’arte e la parola.

C’è sempre un filo rosso che unisce la storia di donne passate alle donne del presente e del futuro.

Un sottile filo rosso che si snoda tra le vite che non si sono mai sfiorate e che pure si somigliano nella sofferenza e nell’attesa del cambiamento.

Perchè questi fili rossi evocano le ferite che possono essere colmate d’oro come la tecnica giapponese del kintsugi.

Le ferite non devono essere riparate nascondendole, ma devono essere esposte come elemento nuovo che impreziosisce l’oggetto e il dolore

Il grido che lanciamo alla comunità: Occorre tessere trame, non più sole”.

Di seguito la locandina con i dettagli.