Intervento del Presidente Vito Bardi in occasione dell’anniversario del terremoto ‘80:
“C’è una sera che per noi lucani non è mai finita.
Un’ora, le 19:34 del 23 novembre 1980, che assomiglia a quelle foto ingiallite che tieni nel portafoglio: un attimo di dolore fermato, che però ti accompagna e ti definisce per sempre.
Non è solo la cifra del calendario che torna, è il sapore di polvere e freddo che risale alla gola, anche per chi ha appreso quei momenti dai racconti dei padri e dalle prime pagine urlanti dei giornali.
Il terremoto ci ha messo di fronte a una verità brutale: siamo fragili.
Fragili come le nostre case, fragili come i legami che una scossa può spezzare.
Ha lasciato dietro di sé il rumore assordante del silenzio e l’immagine indimenticabile dei nostri paesi distrutti.
Oggi, il mio pensiero va innanzitutto a quelle vittime che non dimenticheremo mai, a quel vuoto che nessuna ricostruzione, per quanto necessaria, potrà mai colmare.
Eppure, in quel buio, è successo il miracolo che solo l’Italia sa fare: la solidarietà.
L’urlo disperato del “Fate Presto” si è scontrato con l’arrivo silenzioso ma massiccio di migliaia di uomini e donne, militari, volontari, semplici cittadini, da ogni angolo del Paese. Sono stati loro il nostro argine.
Questa, forse, è la vera lezione del 1980: siamo un popolo che, quando il cielo crolla, sa mettere da parte le chiacchiere e diventare una cosa sola.
Ma l’anniversario non è solo lacrime e memoria. È anche l’obbligo morale di non ripetere gli errori.
Abbiamo imparato sulla nostra pelle che la prevenzione non è un costo, ma l’unica vera polizza sulla vita.
Oggi, la nostra Università, nata anche come risposta a quella tragedia, sforna menti brillanti in ingegneria sismica: una piccola grande rivincita del sapere sulle macerie.
Siamo impegnati, in Basilicata, a colmare il gap di sicurezza che ancora c’è, a trasformare le lezioni di quel giorno in azioni concrete e durature.
La sicurezza dei cittadini è un valore che viene prima di tutto.
Nel ricordare il 23 novembre, non rivolgiamo lo sguardo indietro solo per onorare il dolore, ma per attingere a quella forza atavica che ci ha permesso di risollevarci.
Vorrei che, in questa giornata, ogni lucano ritrovasse non solo il senso della perdita, ma anche l’orgoglio della resilienza e la capacità di speranza”.

































