Le famiglie italiane hanno speso in media 2.755 euro al mese per i consumi nel 2024, in lieve rialzo (+0,6%) rispetto all’anno precedente.
Ma dietro questa media nazionale si nascondono come fa sapere quifinanza divari geografici e sociali molto ampi, come emerge dal report Istat.
Mentre una famiglia del Nord-Est spende 3.032 euro, una del Sud ne spende 2.199: un gap di 834 euro mensili, pari al 37,9% in più.
Il dato più significativo riguarda la spesa alimentare.
Nonostante l’inflazione per cibo e bevande analcoliche sia scesa a +2,5% (dal +10,2% del 2023), la spesa in questo settore è rimasta stabile.
Tuttavia, la sua incidenza sul totale della spesa familiare è salita al 19,3%.
Resta alta, e sostanzialmente invariata, la fetta di italiani in difficoltà: è ancora circa una famiglia su tre (31,1%) a dichiarare di aver dovuto tagliare la quantità o la qualità degli acquisti di cibo nel corso dell’anno, un dato appena in calo rispetto al 31,5% del 2023.
La spesa non alimentare, che rappresenta la fetta più grande del budget (l’80,7%, per una media di 2.222 euro), mostra trend contrastanti.
A trainare la ripresa sono i servizi di ristorazione e alloggio, con un ulteriore +4,1% nel 2024, che porta la spesa media a 162 euro mensili. Il Centro Italia guida questa crescita (+7,2%), ma è il Nord-Est a detenere la spesa più alta per questa voce (209 euro).
In netta controtendenza, calano invece le spese per “Informazione e comunicazione” (come telefonia e servizi TV), che registrano un -2,3% rispetto al 2023.
I livelli di spesa più elevati, superiori alla media nazionale (2.755 euro), si registrano in diverse aree italiane:
- Nord-est – 3.032 euro;
- Centro – 2.999 euro;
- Nord-ovest – 2.973 euro;
- Isole – 2.321 euro;
- Sud – 2.199 euro.
Nel 2024, le famiglie del Nord-est spendono in media 834 euro in più rispetto al Sud (+37,9%) e 711 euro in più rispetto alle Isole (+30,6%).
Nel Sud, il divario con il Nord-est torna così sui livelli pre-Covid, dopo un lieve assestamento nel 2023.
Questa disparità riflette anche diverse priorità di spesa, legate alle diverse disponibilità economiche.
Le famiglie del Sud e delle Isole, infatti, destinano una quota maggiore del loro budget ai bisogni primari.
L’aumento dei prezzi che ha imperversato anche nel 2024 colpendo alcuni settori chiave ha portato le famiglie a tagliare gli acquisti anche di beni primari come gli alimentari, al punto che quasi un nucleo su tre (il 31,1%) ha ridotto sia la quantità, sia la qualità dei cibi acquistati.
Lo afferma il Codacons, commentando il report diffuso oggi dall’Istat.
Nel 2024 la spesa per consumi delle famiglie rimane sostanzialmente stabile rispetto al 2023, ma se si analizza l’andamento degli ultimi anni si scopre che tra il 2019 e il 2024 la spesa è salita complessivamente solo del 7,6% a fronte di un’inflazione nello stesso periodo del 18,5%.
Un dato che evidenzia come, per far fronte all’aumento dei prezzi, gli italiani abbiano modificato le proprie abitudini attraverso una stretta ai consumi.
Si allarga poi la forbice a livello territoriale: a Bolzano, città che segna i valori più elevati del 2024 pari a 3.990 euro mensili a famiglia, la spesa per consumi è quasi doppia rispetto a quella della Puglia (1.999 euro mensili), con una differenza di quasi 2mila euro mensili (+99,5%).
I dati dell’Istat attestano ancora una volta il fortissimo effetto dei prezzi al dettaglio sulla spesa degli italiani. Continua Rienzi:
L’onda lunga dei rincari continua purtroppo a farsi sentire anche nel 2025, con aumenti a due cifre per alcuni prodotti alimentari di largo consumo e vendite che crollano in volume.