Prezzo del gas sotto i 32 euro: gli effetti su bollette, energia e inflazione

Il prezzo del gas naturale continua a scendere, aprendo nuove prospettive per famiglie, imprese e l’intera economia europea.

Al 30 aprile 2025, sul mercato TTF di Amsterdam – benchmark per il gas in Europa – come riporta quifinanza i contratti hanno aperto in calo dello 0,97%, attestandosi a 31,65 euro al megawattora.

Una soglia simbolica, quella dei 32 euro, che non veniva infranta da mesi e che merita un’attenta riflessione: non è solo una buona notizia per i mercati, ma potenzialmente anche per le bollette e il carovita.

Il calo dei prezzi – in generale – riflette spesso una combinazione di fattori: scorte europee ancora elevate dopo un inverno mite, minori tensioni geopolitiche rispetto al biennio 2022-2023 e una domanda industriale che, seppur in ripresa, resta sotto i livelli pre-crisi.

È corretto dire, quindi, che il gas a 31,65 euro rappresenta oggi una tregua preziosa rispetto ai picchi che avevano superato i 300 euro nel 2022, durante la crisi energetica scatenata dalla guerra in Ucraina e dalla riduzione delle forniture russe.

Se il trend ribassista sarà confermato anche nei prossimi mesi, gli effetti sulle bollette di luce e gas potrebbero farsi sentire già nel terzo trimestre del 2025.

Tuttavia, va sottolineato che le tariffe finali per i consumatori sono legate a meccanismi regolati e spesso ritardati rispetto agli andamenti dei mercati all’ingrosso.

L’Autorità per l’energia (ARERA) aggiorna periodicamente i prezzi, ma le variazioni incidono anche su base trimestrale o semestrale, rendendo la riduzione dei costi delle utenze possibile ma meno immediata.

Un gas meno costoso significa però energia più accessibile per le imprese, in particolare per quelle energivore come la siderurgia, la ceramica o la chimica.

Un vantaggio competitivo che può aiutare l’industria europea a recuperare terreno, rilanciando produzione e occupazione.

È anche un assist per la transizione energetica: minori costi di produzione possono infatti favorire investimenti in rinnovabili e tecnologie pulite, che richiedono comunque una base infrastrutturale ancora legata al gas.

Il prezzo dell’energia è uno dei principali motori dell’inflazione, perché incide direttamente non solo sui costi delle bollette per famiglie e imprese, ma anche su tutta la catena produttiva.

Quando il gas costa meno, anche produrre, trasportare e distribuire beni diventa meno oneroso. Questo effetto si riflette a cascata su una vasta gamma di settori: dall’alimentare alla manifattura, dai servizi alla logistica.

Negli ultimi due anni, l’impennata dei prezzi energetici aveva generato un effetto domino che aveva spinto l’inflazione su livelli record, inducendo la Banca Centrale Europea ad aumentare ripetutamente i tassi d’interesse per raffreddare l’economia e riportare la stabilità dei prezzi.

Ma un calo significativo e duraturo del prezzo del gas, come quello registrato in apertura di settimana (sotto i 32 euro/MWh), può finalmente contribuire a riportare l’inflazione sotto controllo senza dover ulteriormente inasprire le condizioni monetarie.

Anche se sotto i 32 euro il gas torna a livelli “normali” rispetto alle medie storiche, la prudenza resta d’obbligo.

La volatilità dei mercati energetici non è scomparsa e le tensioni geopolitiche, i cambiamenti climatici e la transizione energetica continuano a influenzare l’equilibrio tra domanda e offerta.

Per ora, però, si può accogliere con moderato ottimismo una notizia che porta respiro a famiglie e imprese. Perché, in un’Europa ancora alle prese con il costo della vita, ogni euro risparmiato in bolletta è un passo avanti verso la stabilità.