Ieri 11 Agosto la Consigliera regionale del M5S, Alessia Araneo e la Garante dei diritti delle persone private della libertà personale della provincia di Potenza, Carmen D’Anzi, si sono recate entrambe presso il CPR di Palazzo San Gervasio effettuando un accesso senza preavviso per monitorare le condizioni di vivibilità delle persone trattenute anche alla luce di quanto accaduto lo scorso 5 agosto scorso.
Al momento della visita erano presenti 80 migranti.
Scrivono Alessia Araneo – Consigliera regionale M5S e Carmen D’Anzi – Garante dei diritti delle persone private della libertà personale della provincia di Potenza:
“I CPR sono luoghi di prigionia senza colpe dove le persone migranti soffrono un’ingiusta condizione di detenzione, vivendo una profonda sofferenza e mettendo in atto tentativi di suicidio, proteste, autolesionismo o incendi di materassi e scontri con le forze dell’ordine aggravando la loro posizione.
La stessa World Health Organization (WHO) ne ha denunciato gli effetti in quanto pratica patogena e psicopatogena, individuando nella detenzione amministrativa enormi criticità in materia di rispetto della dignità delle persone e dei loro diritti, incluso il diritto alla salute.
Sono luoghi profondamente patogeni che mettono a rischio la salute delle persone detenute aumentando marginalità ed esclusione.
Purtroppo nelle istituzioni totali e in particolare nei CPR il livello di sofferenza è deumanizzazione tale da instaurare un continuum di violenza che va dall’autolesionismo alla violenza delle proteste.
Il “reato di rivolta” introdotto con la Legge n. 80, ex decreto sicurezza, appiattisce questa complessità patogena dei CPR criminalizzando le persone che protestano.
Non dimentichiamo e non sottovalutiamo anche gli eventi traumatici e stressanti che devono affrontare, sempre in prima linea, gli uomini e le donne delle Forze dell’ordine, del personale sanitario e degli operatori e delle operatrici e la loro tenuta emotiva e psicologica.
Occorre una revisione radicale delle politiche migratorie puntando su accoglienza, regolarizzazione e inclusione sociale.
L’unica soluzione possibile è la loro definitiva chiusura e l’abolizione della detenzione amministrativa.
Restiamo umani”.