Coronavirus Basilicata: Antonio non ce l’ha fatta! Aveva pregato per un tampone dopo oltre due settimane di febbre e tosse

Un’altra vittima affetta da Coronavirus.

Antonio Nicastro, 67enne di Potenza, è venuto a mancare.

L’uomo era ricoverato in terapia intensiva all’ospedale San Carlo.

Nei giorni scorsi erano state sollevate polemiche sui ritardi nel sottoporre il paziente a tampone.

Ecco la denuncia pubblica fatta dal figlio e a cui la nostra Redazione ha dedicato degli articoli poco tempo fa.

“Mio padre ha febbre e tosse da più di 15 giorni.

Essendo soggetto quasi ogni anno a bronchiti stagionali, in accordo con il medico di famiglia ha iniziato una terapia antibiotica, che però dopo la prima settimana non ha dato risultati.

La febbre, invece di scendere, continua a peggiorare: sale, scende, la sera arriva anche a 39 e cala solo con la Tachipirina.

La tosse è una tosse secca, e peggiora notevolmente con lo sforzo fisico.

Con dei sintomi del genere, il medico di famiglia (l’unica persona che davvero si sta sbattendo insieme a noi in tutto questo, un vero eroe considerando tutto il carico di lavoro cui è sottoposto) non può ovviamente venire a casa.

Né noi possiamo portarlo fuori di casa a fare tutti gli accertamenti di cui avrebbe bisogno: una visita per ascoltare le spalle, una radiografia al torace, una TAC.

E allora è qui che comincia un rimbalzo di responsabilità che da una settimana ci sta tormentando.

Chiamiamo la guardia medica, e ci dicono di chiamare il 118.

Il 118 ci fa sapere, con tono quasi minaccioso, che se mio padre non è in fin di vita loro non possono intervenire assolutamente.

Chiamate la guardia medica, ci dicono.

Richiamiamo la Guardia Medica, e venerdì notte la Guardia Medica mi autorizza a portarlo al Pronto Soccorso, dicendomi che è stato allestito un percorso in pre-triage per accogliere in sicurezza i casi sospetti.

Viene visitato e mandato a casa in 5 minuti, con diagnosi di ‘febbre e tosse’, senza ulteriori accertamenti, e con terapia di 10 giorni di antibiotico più pesante, tramite iniezioni.

Nel frattempo, è stato anche avviato il protocollo per il coronavirus.

Ma se non hai avuto contatti con una persona sicuramente positiva, nessuno verrà mai a farti il tampone (ma se non fate i tamponi, come devono venire fuori le persone sicuramente positive?).

Nello scorso fine settimana i sintomi peggiorano, la febbre sale, e quando mio padre fa i 13 gradini interni alla mia abitazione fa la tosse per due minuti buoni: a me pare segno che qualche difficoltà respiratoria ce l’abbia, ma alla seconda chiamata al 118 ci confermano che se non ha problemi a respirare da fermo non possono intervenire, nemmeno se sta per svenire per la febbre.

Parliamo con l’Asp, dopo due giorni di rimpalli riusciamo a parlare con il Direttore Sanitario, colui che autorizza i tamponi.

Due giorni fa ci fanno sapere che stanno decidendo se fare il tampone oppure no, ma passano due giorni e tamponi non ne abbiamo visti.

In tutto questo, finché non gli fanno un tampone, non si può muovere da casa, né può venire nessuno a visitarlo.

Non c’è modo di uscire da questa situazione: il 118 si rifiuta di intervenire, la Guardia Medica non può venire a casa, non possiamo portarlo al Pronto Soccorso.

Nel frattempo, la febbre non scende, il respiro di mio padre peggiora, la preoccupazione sale.

Io e mia mamma stiamo impazzendo.

Passiamo le nostre giornate al telefono, chiamiamo Guardia Medica, ASP, 118, medico curante (ripeto: l’unico che in tutte le difficoltà ci sta assistendo con amore per la sua professione).

Chiamiamo, parliamo, ma l’unica cosa che riusciamo a ottenere è un altro numero di telefono da chiamare, perché a quanto pare la salute di una persona, fino a che non si accerta se abbia il coronavirus o meno, non è responsabilità di nessuno.

Non gli fanno il tampone, se non gli fanno il tampone non può fare altri accertamenti perché considerato a rischio, se non gli fanno altri accertamenti la sua salute continua a peggiorare giorno dopo giorno.

Ora, vi chiedo: è possibile che una persona che ha la febbre da 3 settimane con problemi respiratori non possa essere curata da nessuno?

È possibile abbandonare me e mia madre al nostro destino e continuare a rimbalzarci da una parte all’altra, senza avere una risposta, mentre dobbiamo continuare a tenere d’occhio mio padre?

Così funziona la macchina organizzativa sanità in una regione con meno di 50 casi accertati di coronavirus?

Cittadini abbandonati al vostro destino, accendete un cero e pregate.

Dobbiamo aspettare che mio padre muoia per capire chi deve prendersi la responsabilità di dirci cosa abbia?

No, perché poi, nel caso, io sono pronto a prendermi tutta la responsabilità delle mie azioni successive”.

Ci stringiamo al dolore di familiari e amici.