Nuovi rincari per benzina e gasolio anche in Italia nei prossimi giorni? La situazione

L’attacco di Israele all’Iran ha scosso i mercati, con gli investitori che stanno scappano dai titoli e ripiegando invece su beni rifugio più sicuri come oro e le valute.

Come diretta conseguenza dell’attacco come fa sapere quifinanza, anche il prezzo del petrolio è salito alle stelle, con il future del Brent che supera la soglia psicologica dei 75 euro.

Avvio in forte rosso per le principali Borse europee.

Tensioni che già hanno fatto sentire i loro effetti sui listini asiatici, con Tokyo che lascia sul terreno oltre l’1%.

Perde così quota a Piazza Affari l’indice Ftse Mib a -1,21%.

Segno negativo anche per tutte le altre principali piazze finanziarie: da Francoforte (Dax 40 -1,01%) a Parigi (Cac 40 -0,66%), passando per Madrid (Ibex 35 -1,28%) e Londra (Ftse 100 -0,27%).

Con l’aumento del petrolio, a beneficiare di questo giorno sono soprattutto i titoli energetici: Eni è a +1,72% a 14,09 euro ad azione, segue poi Tenaris a +0,23% a 15,56 euro. Ma a beneficiare sono anche i titoli della difesa, con Leonardo a +1,61%.

Il Brent cresce di 5,50 dollari (+7,89%) e raggiunge i 75,20 dollari al barile mentre i future sul Wti segnano +8,23% a 73,64 dollari al barile. Si tratta del maggior rialzo intraday da marzo del 2022, quando l’invasione russa dell’Ucraina scatenò un’analoga corsa dei prezzi energetici.

Gli scenari prospettati dagli analisti disegnano un quadro preoccupante.

In settimana JP Morgan Chase ha avvertito che, in uno scenario estremo in Medio Oriente, i prezzi potrebbero toccare i 130 dollari al barile.

Se dovessero essere colpiti gli asset iraniani di trasporto e produzione, potrebbero essere a rischio fino a 1,7 milioni di barili al giorno.

In questo caso, secondo le stime di Ing, il Brent potrebbe arrivare a 80 dollari, stabilizzandosi probabilmente intorno a 75.

Ma a preoccupare i mercati è soprattutto lo scenario dello Stretto di Hormuz tra Iran e Oman.

Centro nevralgico delle esportazioni di idrocarburi via mare da parte dei Paesi arabi del Golfo Persico e dell’Iran, questo passaggio vede transitare circa un quarto del commercio mondiale di petrolio.

Se si verificassero disagi in questa regione, potrebbero essere a rischio fino a 14 milioni di barili al giorno, con i prezzi che potrebbero volare fino a 120 dollari.

Questa nuova escalation cambierà qualcosa lato prezzo della benzina in Italia?

È ancora troppo presto per rispondere a questa domanda, ma sicuramente ci si deve aspettare nei prossimi giorni qualche rialzo, a meno che non interverrà il Governo.

Del resto si ripeterebbe la storia già avvenuta con gli attacchi dei ribelli yemeniti Houti che, attaccando le navi che transitavano lo stretto di Suez e Bab-el-Mandeb, avevano portato i prezzi della benzina a crescere.

Eni il 19 dicembre 2023 aumentò i prezzi di un centesimo, con altre compagnie che seguirono a ruota.

Al momento, i prezzi della benzina sono i seguenti:

  • in strada è di 1,695 euro al litro (in pari rispetto ai 1,695 del giorno precedente);
  • in autostrada si raggiungono gli 1,799 euro al litro (in crescita rispetto ai 1,798 del giorno precedente).

Prezzi in crescita quindi, ma bisognerà aspettare ancora qualche giorno per vedere gli effetti di questo attacco, l’ennesimo in Medio Oriente e che potrebbe aprire un nuovo sanguinoso capitolo.