Meno farina lucana sulle nostre tavole: “Nei porti italiani navi che trasportano il grano estero”. La denuncia

In contrazione, rispetto al 2019, la produzione italiana di frumento tenero di quest’anno.

Potrebbe arrivare a registrare una flessione superiore al 5% rispetto ai precedenti volumi produttivi e situarsi così a meno di 2,80 milioni di tonnellate.

A dirlo è Italmopa, l’Associazione industriali Mugnai d’Italia che attribuisce l’andamento a una riduzione delle superfici seminate a frumento tenero e a una minore resa per ettaro.

In Basilicata l’attività molitoria è finalizzata, in maniera prevalente, alla lavorazione del grano duro, il seminativo largamente più coltivato e utilizzato, cui si contrappongono poche alternative negli avvicendamenti colturali.

La lavorazione avviene presso i numerosi mulini artigianali distribuiti su tutto il territorio regionale (circa una trentina in tutto; una decina hanno cessato l’attivo nel giro degli ultimi anni), cui si affiancano tre soli mulini di grandi dimensioni ed una ventina di centri stoccaggio.

Il perdurante andamento negativo dei consumi di prodotti a base di farine è ricondubile, in primis, alla sofferenza, nel primo semestre 2020, del comparto Horeca (Hotel, Ristoranti e Catering) che assorbe tradizionalmente il 255 circa del mercato nazionale delle farine.

Come anche al rallentamento, nello stesso periodo, dei consumi di pane artigianale e di prodotti della pasticceria da un lato e delle esportazioni di farine dall’altro.

L’incremento delle vendite allo scaffale, che rappresentano circa il 5% del totale dei volumi di farine commercializzate in Italia, non può in alcun modo controbilanciare la contrazione senza precedenti della domanda globale che il settore molitorio sta attualmente affrontando da un lato, e l’ulteriore riduzione dei margini di reddittività, già da sempre tra i più bassi dell’intero comparto alimentare nazionale.

L’allarme di Italmopa fa seguito a quello lanciato da Leonardo Moscaritolo, Presidente GIE (Gruppo d’interesse economico cerealicolo) della Cia-Agricoltori:

“Non sono pochi i pastifici che continuano ad usare grano di importazione.

Fermo restando che non siamo autosufficienti, noi come CIA siamo impegnati, con il supporto delle istituzioni, a costruire e migliorare le tante filiere già esistenti per assicurare agli agricoltori un giusto reddito, partendo dal fatto che il consumatore è disposto a pagare qualità e italianità.

Non a caso il Governo con un decreto dà  sostegno alla filiera del grano duro.

Vorrei far notare che, come spesso succede da diversi anni, assistiamo al continuo arrivare, nei porti italiani, di navi che trasportano il grano estero con il chiaro intento di far scendere il prezzo del grano italiano.

Tutto questo proprio in un momento delicato e di crisi nel quale dovremmo fare squadra e dare valore alle nostre produzioni.

Credo che proprio dall’esperienza e dall’emergenza in corso il Governo e le Istituzioni dovrebbero capire quanto sia strategico produrre più grano, più cereali, più mais, più carne per valorizzare al meglio il made in Italy”.

Come sottolineato da Giorgio Agugiaro, presidente della sezione Molini, la produzione nazionale di frumento tenero risulta strutturalmente e largamente deficitaria, in misura del 65% circa, rispetto alle esigenze quantitative dell’Industria italiana della macinazione.

Quanto alle prospettive riguardanti i prossimi mesi:

 “Appaiono quanto meno incerte alla luce sia della generale diminuzione dei consumi interni, ivi compresi quelli alimentari, dovuta alla delicata situazione economica nazionale, sia del crollo del turismo internazionale che nel 2019 aveva potuto contare sull’arrivo di 63 milioni di turisti stranieri.

Ed è per questo motivo che Italmopa si unisce alle richieste, provenienti in particolare da Federalimentare, di un forte e deciso sostegno al settore Horeca in virtù della sua valenza e della sua rilevanza per tutte le filiere agroalimentari nazionali”.