Melfi, inquinamento inceneritore Rendina Ambiente (ex Fenice): ecco la lettera inviata al Prefetto

In una nota inviata  al Prefetto di Potenza, il Sindaco di Melfi, Livio Valvano, chiede di “convocare un incontro finalizzato a sensibilizzare la Regione” sulla questione dell’inceneritore Rendina affinchè  si “proceda nella direzione dell’affermazione della legalità, della tutela dell’ambiente e del  diritto alla salute”.

Aggiunge Valvano:

“Mi rivolgo al Prefetto di Potenza nella sua qualità di rappresentante del Governo centrale affinché intervenga per far assumere le decisioni ed i necessari provvedimenti finalizzati ad attivare la bonifica del sito inquinato sottostante l’impianto industriale dell’inceneritore Rendina Ambiente srl (ex Fenice srl) insediato nell’area industriale di San Nicola di Melfi.

Dopo la Conferenza di servizi del 21 luglio 2020, a distanza di un anno, nulla è accaduto se non l’incontro del tavolo tecnico promosso dall’Amministrazione Comunale di Melfi del 1 dicembre 2020.

Un incontro finalizzato a valutare la richiesta avanzata dal Comune di Melfi di procedere con la bonifica in via sostitutiva e in danno del soggetto obbligato. La richiesta è  motivata sulla base della documentata e notoria condizione di stallo e soprattutto dell’incapacità manifesta del soggetto obbligato ad attivare la bonifica del sito.

Il sito continua a essere caratterizzato da una condizione di contaminazione ambientale molto grave. Sulla base della motivata consulenza tecnica recepita con una delibera di giunta municipale il Comune ritiene si debba procedere con un intervento pubblico (Comune e Regione) ai sensi e per gli effetti di cui all’art 250 del D. Lgs n 156/2006, attivando la bonifica in danno e in sostituzione del soggetto obbligato.

Il fallimento della sperimentazione in campo delle tecniche di bonifica non può trovare compensazione o rassicurazione nella tenuta o meno della barriera idraulica. Non è pensabile autorizzare una metodica per la bonifica motivandola sul mantenimento o potenziamento delle misure di messa in sicurezza. E’ una contraddizione  che non può essere avallata.

È evidente che dopo quasi 20 anni dall’inizio della contaminazione del sito non ci sono più le condizioni per il proseguo dell’attività stante lo stato di contaminazione e il fallimento dei tentativi da parte del soggetto obbligato nell’elaborare e sperimentare in campo la bonifica del sito efficace, nel rispetto delle prescrizioni e dei tempi di legge.

Per questo ho chiesto l’intervento del Prefetto perché ritengo sia necessario garantire legalità, rispetto ambientale e diritto alla salute”.