“Quando il Comune, le associazioni, le imprese e i singoli cittadini collaborano, la città cresce.
A Melfi, però, questo accade meno di quanto dovrebbe: dobbiamo avere il coraggio e l’onestà di dirlo, se vogliamo davvero invertire la rotta”.
Così afferma l’amministrazione del Comune di Melfi che specifica in un comunicato:
“Le responsabilità sono diffuse, storiche, collettive, e riguardano la politica, l’educazione, il senso civico e perfino l’attaccamento alla propria città.
Serve uno scatto d’orgoglio.
Un cartellone estivo, da solo, non può certo risolvere problemi epocali.
Ma è un episodio che riflette un clima, desta preoccupazioni e richiama tutti a rinnovare riflessione, impegno e azione.
Veniamo al punto.
Fin dall’inizio, questa Amministrazione ha posto tra i suoi obiettivi la valorizzazione della storia di Melfi, dei suoi monumenti e del centro storico.
Gli interventi avviati sull’ex Carcere, sugli asili di Sant’Agostino e San Teodoro, sul teatro, sull’illuminazione di piazza Duomo, insieme ai progetti in arrivo per il parco del castello, la cava, l’ex mattatoio e le pavimentazioni stradali, sono lì a testimoniarlo.
Allo stesso modo, il potenziamento progressivo di eventi come la Pentecoste, la Varola, le Giornate Medievali, il Natale, e oggi la guida come capofila del progetto regionale Fantastico Medioevo, fino all’avvio della candidatura a Capitale Italiana della Cultura, vanno nella medesima direzione.
Si tratta di decine di Milioni di euro in opere e di quasi un milione di euro l’anno in iniziative turistiche e culturali: cifre che nessuna altra città della Basilicata raggiunge in termini di investimenti pubblici.
Certo, resta ancora molto da fare: è il segno della lunga stasi e dell’abbandono che per anni hanno avvolto la città.
In questa strategia, fondamentale per lo sviluppo economico, sociale e culturale, il cartellone estivo è volutamente un elemento secondario.
Allietare le serate estive è importante sul piano sociale, ma non è tra i compiti essenziali dell’Ente pubblico.
Eppure il Comune se ne fa carico con un impegno, anche qui, superiore di molte volte rispetto a qualunque altro comune lucano, almeno sul piano della spesa.
Questo perché chi dovrebbe occuparsene – comitati e associazioni – da tempo non lo fa più, tranne alcune eccezioni, eventi consolidati come quelli del CSI, di Bottega delle Emozioni e qualche altra associazione.
Quando però è il Comune a intervenire, deve farlo nel rispetto del proprio ruolo istituzionale, dei propri compiti e degli obiettivi strategici che l’Amministrazione si è data.
Lo impongono le leggi, gli organi di controllo e, soprattutto, il buon senso.
Per questo, nel cartellone estivo, un evento come La Trasonna è centrale: punta alla riscoperta, anno dopo anno, del borgo più antico della città, fortificato dai Bizantini nel 1018.
Un reticolo suggestivo di vicoli che unisce cattedrale, castello e cinta muraria in un unico percorso di immersione nella Melfi medievale.
C’è ancora tanto da fare, anche con interventi strutturali e urbanistici, ma intanto è importante che i cittadini vivano e riscoprano il borgo, imparando ad amarlo ancora di più.
Poi c’è piazza Duomo, la più bella piazza storica della Basilicata.
Non è un’arena per concerti: lo vietano le norme di sicurezza che ne limitano la capienza, ma lo impone anche il prestigio e il valore culturale del luogo, che merita una vocazione alta.
I grandi concerti popolari potranno tornare anche a Melfi, come accade altrove, finanziati da comitati e imprese culturali, con un parziale sostegno del Comune o, se necessario, con ingresso a pagamento.
Ma non in piazza Duomo: in futuro accadrà altrove, ad esempio nello stadio, che sarà disponibile a partire dall’estate 2026.
La festa dell’emigrante in cattedrale appartiene al passato: operazioni nostalgia fini a se stesse non servono.
Ciò non toglie che piazza Duomo, insieme alla Trasonna, potrà continuare a essere cuore vivo di animazione estiva, anche con iniziative comunali.
Il cartellone 2025.
Gli obiettivi erano quelli appena descritti.
Siamo arrivati lunghi con la comunicazione, ed è giusto ammetterlo: è un problema atavico, una difficoltà organizzativa che ancora non siamo riusciti a superare, anche perché l’ufficio cultura del Comune deve gestire un grande evento ogni due mesi, un impegno che non ha eguali in Basilicata.
Quest’anno, inoltre, abbiamo voluto stimolare la partecipazione popolare con due avvisi pubblici.
Il primo, l'”avviso sponsor”, mirava a raccogliere contributi economici o iniziative finanziate dai privati: la risposta è stata zero.
Un segnale chiaro del lavoro educativo e di coinvolgimento che resta da fare.
Il secondo avviso raccoglieva proposte di esibizioni artistiche, da finanziare in tutto o in parte con fondi pubblici.
Qui le risposte sono arrivate e, da esse, è nato il cartellone.
Molti talenti Melfitani hanno avuto così l’occasione di esibirsi, mostrando la propria qualità artistica: dai monologhi teatrali alla lirica, dal jazz alle scuole di ballo, dai contest ai dj set, dalle street band alla musica tradizionale.
Tutti hanno avuto la loro vetrina, come è giusto che un Ente pubblico garantisca.
Il resto è noto: oltre cinquanta esibizioni, dodici giorni consecutivi di animazione cittadina, con spettacoli di ogni genere, compresi eventi di livello nazionale, come lo show di Dino Paradiso, l’unica data al Sud della band originaria di Pino Daniele, il quartetto d’archi femminile, la giovane orchestra federiciana con quaranta elementi.
La serata del 15 Agosto, in assenza di proposte di comitati, è stata destinata a uno spettacolo popolare e spensierato, che ha comunque divertito un pubblico numeroso e variegato.
Sono state dodici giornate di piena attività anche per operatori turistici e locali di somministrazione, nel centro storico e non solo.
Su questo piano, però, bisogna essere chiari: il rilancio della città passa dalla centralità del centro storico sul piano culturale e turistico.
Chi sceglie di aprire attività in questo settore deve saperlo: è lì che si concentreranno le priorità.
La spesa.
La spesa complessiva è stata significativa.
Oltre il 65% è servito per progettazioni, connessioni elettriche, piani di sicurezza, palchi, service, allestimenti, transenne, personale, steward, ambulanze, bagni chimici, SIAE, assicurazioni, IVA.
Poco più di un terzo del budget è andato agli artisti: così funziona.
Per confronto, a Rionero la spesa pubblica si è limitata a bagni chimici e qualche presidio di sicurezza per una sola serata.
A Melfi, invece, il Comune svolge impropriamente una funzione di supplenza, sopperendo alla mancanza di privati.
Si poteva fare meglio?
Certo.
Qualche spettacolo non è piaciuto?
È normale, su dodici serate capita.
Non c’erano concerti di livello nazionale?
È vero, e ne abbiamo spiegato le ragioni: non ce ne saranno neanche in futuro, se resterà solo al Comune il compito di occuparsene.
Una cosa, però, non è accettabile.
Che i cittadini parlino male della propria città.
Il gioco al massacro messo in atto da una ventina di persone, spesso in mala fede o deluse da ambizioni personali insoddisfatte, ha prodotto un danno intollerabile.
Sono più o meno sempre gli stessi, con facce e motivazioni ben note.
Come prevedibile, dopo qualche giorno è bastato l’intervento di cittadini più equilibrati per ridare voce alla maggioranza silenziosa, quella che vuole bene a Melfi e rivendica l’orgoglio di esserlo.
Perché, diciamolo chiaramente: Melfi è spettacolare.
E quando tira fuori unità e orgoglio, non ha rivali, nonostante gli sforzi di chi vuol denigrarla.
Ma questo non cancella il danno provocato da pochi sabotatori.
Nell’era dei social, se un turista cerca informazioni sulla nostra città, la prima impressione gli arriverà da Facebook o Google.
Se troverà foto delle piazze vuote scattate apposta alle due di notte, se leggerà parole come “scandaloso” o “vergognoso” riferite alle iniziative culturali, che idea si farà di Melfi?
Care Melfitane, cari Melfitani, il lavoro da fare è ancora lungo.
E passa anche dall’isolamento di certi comportamenti denigratori, che una comunità sana deve saper respingere.
La nostra Amministrazione lavora dal primo giorno con impegno, spesso in silenzio.
Ma ogni tanto è necessario parlare, rivendicare con orgoglio la dignità del proprio lavoro al servizio della comunità, senza permettere a nessuno di infangarlo gratuitamente, danneggiando così l’intera città.
Perché una cosa è certa: noi, come la grande maggioranza di voi, amiamo la nostra Melfi”.