Manovra, ecco tutte le misure che aumentano lo stipendio nel 2026

L’approvazione della manovra per il 2026, la quarta del governo Meloni, si avvicina e le misure previste sugli stipendi sono pronte a entrare in vigore.

La direzione è chiara: da un lato la base è la limatura dell’Irpef per una fascia ampia di contribuenti mentre, dall’altro, un pacchetto di novità interviene su altre componenti delle buste paga, con limiti di reddito e tetti massimi.

La misura economica cardine della prossima legge di bilancio come si apprende da today si conferma la riduzione di due punti dell’aliquota Irpef applicata allo scaglione di reddito compreso tra 28.000 e 50.000 euro, che scende dal 35% al 33%.

Circa metà del risparmio complessivo andrebbe ai contribuenti con redditi oltre 48.000 euro.

Secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), il risparmio d’imposta massimo “a regime” per chi si colloca interamente nello scaglione si traduce in 440 euro l’anno.

L’intervento riguarderebbe poco più del 30% dei contribuenti (circa 13 milioni di italiani) e avrebbe un costo stimato nell’ordine di 2,7 miliardi.

Nel testo della manovra è prevista anche una “sterilizzazione” parziale del vantaggio Irpef per i redditi molto elevati attraverso la riduzione delle detrazioni per oneri: per chi supera i 200.000 euro di reddito complessivo, la detrazione spettante viene ridotta di 440 euro.

L’Upb, però, segnala che l’effetto può risultare parziale, perché non tutti i contribuenti oltre quella soglia hanno “detrazioni aggredibili” (o non già ridotte da interventi precedenti).

Una novità che incide sul netto in busta paga riguarda gli incrementi retributivi pagati nel 2026 in attuazione di nuovi contratti collettivi sottoscritti tra l’1 gennaio 2024 e il 31 dicembre 2026: su questi aumenti la manovra prevede, salvo rinuncia, un’imposta sostitutiva del 5%, ma solo se nel 2025 il reddito da lavoro dipendente non supera 33.000 euro.

Secondo l’Upb, questa misura temporanea rischia di spostare nel tempo il carico fiscale e crea differenze di trattamento tra lavoratori in condizioni reddituali simili ma fuori dai requisiti.

Sul capitolo “premi”, la manovra interviene sulla tassazione agevolata dei premi di risultato e delle forme di partecipazione agli utili per i lavoratori dipendenti del settore privato: per 2026 e 2027 l’imposta sostitutiva scenderebbe dal 5% all’1% e il tetto dell’importo agevolabile salirebbe da 3.000 a 5.000 euro (con ritorno ai limiti ordinari dopo il 2027, secondo la ricostruzione del dossier parlamentare).

Resta la condizione di reddito: il regime è subordinato al fatto che nell’anno precedente il reddito da lavoro dipendente privato non abbia superato 80.000 euro.

Per alcune indennità legate all’organizzazione del lavoro (turnazioni, notti, festivi) il testo prevede per il solo 2026 un’imposta sostitutiva del 15% su una parte di questi compensi, con un tetto di imponibile pari a 1.500 euro e con vincoli reddituali: il lavoratore deve aver avuto nel 2025 un reddito da lavoro dipendente non superiore a 40.000 euro.

Nel meccanismo sono previste attestazioni al sostituto d’imposta e la possibilità di rinuncia.

C’è poi una misura “dedicata” – distinta da quella generale – per i dipendenti del settore turistico, ricettivo e termale: dal 1° gennaio 2026 al 30 settembre 2026 è previsto un trattamento integrativo speciale pari al 15% delle retribuzioni lorde riferite al lavoro notturno e allo straordinario nei giorni festivi, per chi nel 2025 ha avuto reddito da lavoro dipendente fino a 40.000 euro.

Il dossier parlamentare specifica che questo trattamento non concorre alla formazione del reddito e viene riconosciuto su richiesta del lavoratore, con gestione tramite sostituto d’imposta.

Sul welfare aziendale, il testo interviene sul limite di esenzione dei buoni pasto elettronici: l’articolo richiamato modifica la soglia sostituendo il valore di 8 euro con 10 euro.

Il quadro “di partenza” è quello indicato anche dall’Agenzia delle Entrate (risposta a interpello n. 123/2021): la non imponibilità vale “fino a euro 4” per i buoni cartacei e “fino a euro 8” per quelli elettronici.