Lavello, nelle campagne manca l’acqua: “Non si ripeti un’annata catastrofica come l’estate 2021”. Questa la richiesta

Riceviamo e pubblichiamo, a nome del Comitato Consorziati della Valle dell’Ofanto, la lettera indirizzata al Presidente Bardi e a tutta la Giunta regionale, in quanto “la situazione nelle campagna lavellesi si complica giorno dopo giorno e sta assumendo le note drammatiche già vissute lo scorso anno”:

“A seguito dell’incontro dello scorso anno, con i rappresentanti della Giunta Regionale, in riferimento alla grave crisi idrica della Valle dell’Ofanto, ad oggi nulla è cambiato se non peggiorato.

Premesso che lo scorso anno, nel territorio di Lavello, la disastrosa calamità è stata addebitata alla non presentazione delle domande irrigue per tempo, anche se nessun manifesto o comunicazione delle prenotazioni irrigue era stata affissa.

Quest’anno tutte le domande irrigue sono state presentate nei tempi e nelle modalità dovute, non vorremmo che si ripetano le criticità dello scorso anno, ci auguriamo inoltre che nei tempi dovuti siano state messe in atto tutte le necessarie precauzioni per non restare, dalla sera alla mattina, senza risorsa idrica nei canali e nelle vasche di irrigazione.

Per quanto innanzi detto esponiamo alcune problematiche da noi riscontrate:

1) Regolamento irriguo: su un territorio così vasto e così disomogeneo, sia orograficamente che climaticamente, con problemi strutturali eterogenei, non può adottarsi un unico regolamento irriguo, per cui necessita rivedere lo stesso per aree omogenee, tra l’altro non viene messo in discussione il costo a mc ma la qualità e disponibilità dell’acqua, la quale deve essere idonea all’utilizzo e al metodo irriguo.

2) Dal regolamento irrigo, riscontriamo che la pressione di esercizio all’idrante è garantita ad 1,5 bar.

Dopo una serie di incontri e di discussioni, con disposizione dell’Amministratore Unico, sono state autorizzate, le molteplici aziende che hanno all’idrante una pressione di esercizio inferiore a questo limite, ad installare, ad una distanza superiore a 20 metri dal contatore, proprie pompe di rilancio, per sopperire a tale mancanza e/o inadempimento.

Su questo punto ci poniamo alcune domande che rivolgiamo:

A. Siamo certi che tutti gli impianti di sollevamento siano funzionanti?

B. I costi sostenuti dall’imprenditore per il rilancio dell’acqua, e rendere funzionanti gli impianti irrigui aziendali, in un momento di crisi energetica, caratterizzata da costi elevatissimi, chi li deve sopportare?

A nostro parere il Consorzio di Bonifica della Basilicata, poiché questo principio va in barba a tutti i buoni propositi legati alla transizione ecologica ed alla sostenibilità ambientale ed economica sia delle aziende che del territorio.

C. Spesso la qualità dell’acqua non è idonea all’utilizzo dell’impianti a goccia, diffusissimi in quest’areale, poiché è un sistema di microirrigazione che utilizza portate d’acqua molto modeste, ma necessita di acqua idonea altrimenti si intasano sia i filtri che l’impianto, con il conseguente rischio di compromettere sia il funzionamento degli impianti che la coltura stessa.

Questa problematica comporta ogni giorno un notevole spreco di acqua (conturizzata e pagata dagli agricoltori), ma anche un ulteriore onere per le aziende che devono intensificare i turni del personale per la pulizia degli impianti.

Quindi quest’altra inadempienza deve gravare sempre e solo sulle aziende agricole?

3) Riordino della rete irrigua, argomento già trattato e richiesto lo scorso anno.

La sospensione del lavoro risale ad oltre 10 anni, ci sono territori ricadenti nel perimetro irriguo non serviti e che continuano a pagare la contribuzione irrigua.

Domanda ………. a quando il completamento?

E se è giusto che si continui a pagare la contribuzione irrigua.

4) Diga Rendina

Vogliamo conoscere realmente la situazione dell’invaso, con stato della progettazione e previsione delle esecuzione dei lavori.

Senza la Diga del Rendina, il territorio in destra Ofanto, potrà solo velocizzare il lento ed inesorabile declino socio-economico dell’intero territorio al quale è già sottoposta da svariati anni.

D. Gestione del territorio della Valle dell’Ofanto.

L’attuale gestione tecnica del Consorzio non riesce ad adempiere agli interventi di manutenzione ordinari e straordinari quando necessari.

Ad aggravare tale situazione si aggiungono carenze di idonei mezzi e materiali per le riparazioni.

Le unità lavorative destinate alla gestione e manutenzione delle opere, sono insufficienti ad adempiere in maniera tempestiva su un territorio così vasto quale quello del comprensorio che racchiude i comuni di Melfi, Lavello, Venosa, Montemilone, Atella, Rionero, Barile e Rapolla.

E bisogna augurarsi che i problemi si verificano solo durante la settimana, poiché il sabato e la domenica, vi è la ordinaria assenza del personale, con l’immancabile affanno nella gestione della risorsa idrica nei primi giorni della settimana.

Ma tra i compiti del consorzio non vi è anche quello di vigilanza sulle opere di bonifica e irrigazione (Art.2 comma i dello statuto consortile).

Per rimanere in tema di Statuto, il Consorzio esplica le funzioni ed i compiti che gli sono attribuiti dalle leggi Nazionali e Regionali, necessari al conseguimento dei propri fini istituzionali.

In particolare il Consorzio, dovrebbe realizzare delle finalità di cui all’art. 1 della L.R. 1 del 2017, che recita testualmente: “La Regione promuove e organizza l’attività di bonifica integrale e di irrigazione quali azioni di interesse pubblico finalizzate a garantire:

a) la sicurezza idraulica e la manutenzione, la conservazione e la difesa del territorio;

b) la provvista, la regimentazione, l’uso plurimo e la razionale utilizzazione delle risorse idriche a prevalente uso irriguo;

c) la tutela quantitativa e qualitativa delle acque irrigue;

d) il risparmio idrico, l’attitudine alla produzione agricola del suolo e lo sviluppo delle produzioni agro-zootecniche e forestali;

e) la salvaguardia e la valorizzazione dell’ambiente e dello spazio rurale.

A questo punto ci viene il legittimo dubbio, ma la Regione Basilicata è al corrente di tutto ciò, come può, e deve intervenire, affinché non si ripeti un’annata catastrofica come l’estate 2021 nella valle dell’Ofanto.

Sa la Regione Basilicata che oggi 21 giugno, molti distretti irrigui non hanno avuto la possibilità di irrigare per mancanza totale di acqua nei canali di adduzione e nelle vasche di accumulo, con danni, già ad oggi, irreparabili alla colture.

Segnalazioni in merito sono state inoltrate al Consorzio tramite l’”App CBBAS alert” fornita dal consorzio per segnalare le criticità. NESSUNA RISPOSTA.

Ci auguriamo che domani mattina l’erogazione idrica venga ripristinata.

Il mondo agricolo lavellese è in mobilitazione.

Confidiamo nel senso di responsabilità della Istituzione Regione Basilicata, con immediata presa in carica delle problematiche evidenziate ed una tempestiva risoluzione”.